È servito il fotofinish, ma nel cuore Marcell Jacobs sapeva di avercela fatta. Il campione olimpico dei 100 è riuscito a vincere anche la medaglia d’oro iridata alla rassegna indoor di Belgrado, confermando di essere lui il vero l’erede di Usain Bolt nella velocità. L’azzurro, presentatosi alla finale col miglior tempo (6.45, record italiano) ha dovuto impegnarsi per raggiungere lo statunitense Christian Coleman, il suo vero rivale, e all’altro velocista a stelle e strisce, Marvin Bracy, più reattivi allo start, ma nella progressione ha avuto la meglio e dopo il verdetto ha potuto gioire come a Tokyo, fasciandosi con il tricolore.
Oltre al titolo di campione iridato indoor, il settimo nella storia per l’atletica leggera italiana, Jacobs ha anche ottenuto il record europeo, e italiano, con il tempo di 6.41. Lo stesso fatto segnare da Coleman, battuto per soli tre millesimi, mentre Bracy ha chiuso in 6.44, meno di quanto aveva impiegato Jacobs per presentarsi alla finale con il miglior crono (6.45).
«Sono arrivato qui dopo un buon inizio stagione ma per me era importante mostrare di essere il più forte quando più contava e sono contento di esserci riuscito, così come dimostrare che quanto avevo fatto alle Olimpiadi non era un caso ma il frutto di duro lavoro fatto negli anni» ha detto a caldo Jacobs. “Questa gara non era la mia ma sono riuscito a conquistarla - ha aggiunto non nascondendo la commozione -. La volevo, sul traguardo mi sono buttato come non ho mai fatto. Ora non vedo l’ora di tornare a fare i cento metri». «E’ un bel modo di passare la festa del papà - ha proseguito, un pò commosso - e voglio fare gli auguri al papà di Camossi che non sta attraversando momenti bellissimi». Il campione azzurro ha portato a casa il primo obiettivo stagionale e ora è pronto per cercare di ripetersi ai Mondiali di Eugene e agli Europei.
Dopo l’oro di Jacobs, l’atletica azzurra punta a replicare la storica doppietta di Tokyo, visto che domattina sarà in pedana Gianmarco Tamberi per la gara del salto in alto. Da Portland 2016 a Belgrado, il campione marchigiano vuole riprendersi il mondiale indoor, il primo di una luminosa carriera, in un tentativo che lui stesso ha definito ‘una follià: salire sul podio iridato alla prima gara dell’anno con una sola seduta di tecnica. Un solo vero rivale può impensierirlo, il coreano da 2,36 Sanghyeok Woo, mentre un’altra possibile insidia è il neozelandese da 2,30 in stagione Hamish Kerr. Domattina la progressione prevede di superare le misure di 2,15, 2,20, 2,24, 2,28, 2,31, 2,34, 2,36. Comunque vada, Belgrado è una tappa di avvicinamento al vero appuntamento stagionale, i Mondiali di Eugene, per conquistare l’unico oro che ancora manca nella bacheca di Tamberi.
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