Prima è impazzito di gioia, davanti alla telecamera, Luigi Busà, medaglia d’oro nel kumite 75 chili di karate alle Olimpiadi di Tokyo 2020, abbracciando idealmente chi lo stava seguendo col cuore in gola in tv nella casa di famiglia, ad Avola: «Ce l’ho fatta, mamma!». «All’inizio stavo bene, ma nel primo incontro non mi ero espresso benissimo, poi mi sono ripreso. La semifinale è stata grandiosa, la finale poi, è stata qualcosa di magico. Se è un sogno lasciatemi sognare - ha continuato -. Se raccontassi l'ultimo anno vi sembrerebbe follia, un giorno forse lo racconterò». Due sorelle anche loro campionesse di karate, il siciliano - che ha raccontato di essere decollato soltanto dopo aver superato problemi di obesità da ragazzo («A 13 anni pesavo 94 chili», ha raccontato prima delle Olimpiadi) - era fuori di sé dalla felicità: «Davvero mi sembra di non capire più niente - ha detto dopo la vittoria - è stato un percorso incredibile. Sono felicissimo, non solo per me ma per tutto il karate italiano, per lo staff tecnico che è stato importantissimo, per Claudio (Guazzaroni, il direttore tecnico della nazionale italiana Fijlkam, la Federazione arti marziali, ndr), per mio padre, per Yuri (Schiavone, tecnico della squadra dei carabinieri, ndr). Sono felice per tutti quelli che mi sono stati accanto». «È stato un anno difficilissimo - ha continuato - ma adesso sono felice, veramente». Al suo fianco, il tecnico Guazzaroni: «È stata dura, lo sapevamo, ma è un’emozione indescrivibile - dice - ma l’importante è che ce l’abbiamo fatta. Non ci fermiamo, c'è anche domani, ci sarà Silvia (Semeraro, ndr), che sicuramente sarà caricata da questa vittoria di Luigi. È il sogno di una vita che abbiamo realizzato, ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra».