Domenica 22 Dicembre 2024

Tutti i record di Valentino Rossi: 235 volte sul podio per 25 anni consecutivi

Valentino Rossi sul podio al Gp di San Marino, nel 2012

Come lui nessuno mai. Valentino Rossi è nella categoria degli sportivi leggendari, non solo perché è il pilota con più podi all’attivo nel Motomondiale, 235 considerando tutte le classi, in cui ha vinto nove campionati, di cui sette in quella regina, cinque di fila tra il 2001 e il 2005. Solo Giacomo Agostini ne ha collezionati di più nella massima cilindrata, otto, segnando un’epoca così come il «Dottore» ha lasciato un marchio indelebile sull’ultimo quarto di secolo delle due ruote. Tanto è passato da quando il 31 marzo 1996 a 17 anni ha fatto il suo esordio nel Motomondiale, in sella a un’Aprilia 125: l’ultimo partecipante di quella gara a ritirarsi è stato il giapponese Youichi Ui nel 2007. Rossi da allora ha vinto 115 Gp (anche qui, solo Agostini lo batte, con 122), l’unico dell’era moderna a conquistare il titolo in tutte le classi. Solo in MotoGp ha percorso 39.331 chilometri, iniziando 363 gare, vincendone 89 e chiudendone 319 a punti, 148 in prima fila, in un susseguirsi di accese rivalità con i vari Max Biaggi, Sete Gibernau, Casey Stoner, Jorge Lorenzo e Marc Marquez. Il prossimo Gp, in Austria, sarà il primo degli ultimi dieci. Finisce una storia in cui si fatica a contare i record. Il pesarese di Tavullia, nato il 16 febbraio 1979, nel 2003 è il primo pilota a raggiungere i 16 podi in una stagione, impresa replicata nel 2005 e nel 2008. Nessuno come lui è riuscito a salire sul podio per 25 stagioni consecutive: la prima volta il 4 agosto 1996, in Austria e per la prima vittoria deve aspettare altre due settimane, a Brno, dove un anno dopo festeggia il suo primo Mondiale 125. Nel 1998 passa in 250: due mesi e mezzo e vince la prima gara, ad Assen, poi nel 1999 è campione, guadagnandosi la promozione in 500. Al debutto non finisce nemmeno la gara ma un mese dopo è terzi a Jerez e nel 2001 conquista il suo primo Mondiale nella classe regina, uno dei tre che considera cruciali nella sua carriera, assieme a quelli del 2004 (al primo anno con Yamaha) e del 2008 («Quando tutti mi davano per finito»).

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