Ha battuto il numero 4 del mondo Dominic Thiem e il numero 7 Andrey Rublev, poi ha fatto tremare sua maestà Novak Djokovic in semifinale. Lorenzo Sonego ha riportato l'Italia in semifinale agli Internazionali dopo 14 anni e si è preso la scena, confermando il periodo d’oro del tennis italiano. Oltre al talento la grande tenacia, il non arrendersi mai per il 26enne torinese. "Credo sia una qualità innata che parte da una considerazione semplice: io mi diverto da pazzi a giocare a tennis e quindi do la stessa importanza a tutti i punti - spiega in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport -. In questo modo mi distacco dal risultato e penso soltanto a vincere il prossimo scambio, e poi quello dopo e poi quello dopo ancora. Da ragazzino, lo sapete, mi chiamavano Polpo perchè restavo attaccato a ogni punto, quella tigna mi è rimasta. E certamente il clima da battaglia mi esalta". La tenacia da sola non basta per battere e mettere in crisi i top player. "Sono uscito dalla preparazione invernale con la consapevolezza di essere diventato più competitivo, sentivo meglio la palla, ero cresciuto con il rovescio. Poi sono arrivati anche i risultati, che rimangono la benzina migliore". Il popolo granata sostiene che se metà della squadra avesse il carattere di Sonego si sarebbe salvata già a gennaio. "Questa stima mi rende orgoglioso. È stata un’annata difficile, speriamo si risolva senza danni, ma di sicuro ci è anche girato tutto male". Spende i soldi che guadagna "solo per migliorarmi come giocatore" e della sconfitta dice: "Non la patisco. Se perdi, impari più di quando vinci". Ultima battuta su cosa sceglierebbe tra battere di nuovo il numero uno del mondo, giocare un grande torneo a Wimbledon e la qualificazione alle Finals. Nessun dubbio per Sonego che sceglierebbe: "Le Finals nella mia città. Sono nato a due passi dal palazzetto, giocare a Torino non sarebbe un sogno. Sarebbe il paradiso". ITALPRESS