Il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo di un anno, al 2021, forse non risolverà tutti i problemi della tanto attesa manifestazione sportiva. John Coates, uomo di punta del Comitato Olimpico Internazionale per Tokyo 2020, non nasconde che ci sono «problemi concreti» ancora da affrontare vista la probabilità che nemmeno un vaccino potrà estinguere la minaccia del nuovo coronavirus. I funzionari del Comitato affronteranno la questione a partire da ottobre per capire come l’edizione 2021 si potrà effettivamente organizzare a luglio. A una tavola rotonda organizzata dal colosso dei media australiano News Corp, Coates ha assicurato che il premier giapponese, Shinzo Abe, ha chiarito che le Olimpiadi di Tokyo non potranno essere rimandate una seconda volta. «Non possiamo rimandarle di nuovo e dobbiamo presumere che non ci sarà un vaccino o, qualora ci fosse, non sarà sufficiente per tutto il mondo», ha dichiarato. Senza la rete di sicurezza di un vaccino ampiamente diffuso, potrebbero esserci enormi sfide nello screening di decine di migliaia di persone provenienti da ogni angolo del pianeta, ha aggiunto. «Abbiamo problemi reali perchè ci sono atleti che arrivano da da 206 nazioni diverse», ha sottolineato Coates. «In totale sono attesi 11 mila atleti, 5 mila tecnici e allenatori, 20 mila tra gli operatori dei media. Al momento abbiamo 4 mila impiegati nel comitato organizzatore e sono attesi 60 mila volontari», ha precisato. Coates ha quindi spiegato che se ci saranno segni di contenimento della pandemia, anche se non verrà completamente sradicata, entro ottobre, i funzionari inizieranno a preparare «i diversi scenari in cui la manifestazione potrebbe aver luogo». «Mettiamo in quarantena il villaggio olimpico? Tutti gli atleti quando arrivano lì vanno in quarantena? Limitiamo gli spettatori nei luoghi? Separiamo gli atleti dalla zona mista in cui si trovano i media?», sono tutte le considerazioni da valutare. AGI