«Sento parlare solo di calcio, e mi dispiace. Perché esistono anche altri sport. Lo stop prolungato è duro per tutti». Il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo ha spostato molto avanti l’obiettivo di stagione, ma Federica Pellegrini spinge per tornare ad allenarsi: e ora che il dibattito sulla ripresa di fatto ruota solo intorno al pallone, non nasconde un certo risentimento.
«In un pensiero di riapertura generale, lo sport deve essere considerato come un grande lavoro che serve alla nazione - si sfoga l’olimpionica del nuoto -. Mi spiace sentir parlare solo di calcio in questi giorni, esistono anche tutti gli altri sport. La salute viene prima di tutto, ma se si ricomincia ad aprire, riapriamo almeno lo sport per i professionisti, per noi cambia tanto quando siamo fermi il pomeriggio del sabato e domenica e quando lo siamo per un mese e mezzo».
Prima della chiusura anche delle piscine, l’azzurra a Verona aveva fatto tempi super su 100 e 200 stile. Poi lo stop, e la voglia ogni giorno più forte di rituffarsi in acqua: per questo la Fede nazionale non ci sta che la battaglia per ripartire sia riservata solo ai calciatori. «Usciamo da questa quarantena e rimettiamoci sotto. Noi professionisti stiamo perdendo tanto lavoro, un anno non è così tanto, si perde parecchio» sottolinea la campionessa della vasca, pensando ai Giochi di Tokyo.
E poi sul traguardo olimpico aggiunge: «Sono caratterialmente molto tignosa, mi sono data l’obiettivo della quinta Olimpiade. Non mi preoccupano le motivazioni, ma in un anno nel nuoto cambiano tante cose, magari in un anno viene fuori una ragazzina nuova. Compirò 32 anni ad agosto, ho avuto tempo di prepararmi prima della decisione ufficiale del rinvio. Dipenderà anche molto dal mio fisico, a quest’età non si approcciano gli allenamenti come a 20 anni, ma per ora sono a bordo». In attesa di sapere se anche lo sport altro dal calcio avrà un qualche via libera, l’azzurra è scesa in campo per la solidarietà nei confronti delle aree maggiormente colpite dal coronavirus. Con un’asta benefica in favore dell’ospedale di Bergamo e 59 cimeli tra sportivi e privati donati dalla stessa azzurra per la causa: «Sono emozionata, è stata una cosa complicata da fare, ma alla fine ce l’abbiamo fatta e spero di dare una mano concreta a Bergamo. Sarà dura separarmi dagli occhialini di Pechino. Mentre preparavo quella valigia che doveva partire con quegli oggetti un po' mi tremavano le mani, ma è per una buona causa». ANSA
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