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Il segreto di Mick Schumacher? "Il lavoro"

Mick Schumacher

Col cognome che porta, avrebbe potuto bruciare le tappe e provare a salire subito sulla ribalta della Formula 1, ma Mick Schumacher, educato e protetto dalla famiglia e dal suo entourage nei giorni del successo e nonostante il dolore per le condizioni di papà Michael, ha scelto di fare un gradino alla volta e l’ultimo, il più alto, richiederà ancora tanto lavoro e impegno.

La sua prima vittoria in Formula 2, ieri all’Hungaroring, è stata festeggiata da tutta la famiglia, mamma Corinna in testa, che per il ventenne campione resta un faro insostituibile, insieme alla manager Sabine Kehm, così come gli insegnamenti del padre Michael.

I tifosi, soprattutto quelli che lo vorrebbero presto sulla Rossa sulle orme del padre, già sognano ma lui frena: "Aver vinto la mia prima gara è una buona cosa. Sono felice che mia mamma, mia sorella e mia nonna fossero qui a vedermi. Devono venire più spesso... La Formula 1? Non so se sarà tra un anno, tra due o chissà. So solo che devo lavorare ancora molto su me stesso e avere anche fortuna".

Poche volte il successo di un pilota in una gara di una formula minore ha riscosso tanta attenzione come è successo ieri a Budapest. Era già avvenuto quando il piccolo Mick correva e vinceva nei kart protetto dal cognome da nubile della madre, Betsch, e di seguito nel suo percorso in Formula 4 e in Formula 3. Lo hanno accompagnato sempre eccessivi entusiasmi e non pochi dubbi di chi non vedeva in lui un talento come quello di Schumi, l'inimitabile sette volte campione del mondo, e nemmeno come quello di un Max Verstappen o di uno Charles Leclerc. P

asso passo, Mick ha raccolto quanto seminava, prendendo le misure di ogni nuova sfida senza fretta. Ha impiegato un anno e mezzo per vincere la prima gara e poi conquistare il titolo europeo di Formula 3 nel 2018 e otto gare per agguantare il primo trionfo in Formula 2.

"Sono contento di poter lasciarmi alle spalle la sfortuna e di portare a casa punti buoni", ha detto al traguardo ricordando le precedenti vicissitudini. Un successo che può averlo sbloccato, un altro gradino verso il paradiso Formula 1, che però, se tutto andrà bene, gli aprirà le sue porte non prima del 2021.

E sarebbero 30 anni dal debutto di papà Michael, per il quale ancora oggi gli appassionati di tutto il mondo continuano a tifare, anche oltre la cortina di riservatezza innalzata sulle sue condizioni dopo il tragico incidente in montagna del 2013. Il segreto di Schumi jr., ora, sarà lavorare sodo e tenere a bada la pressione, attività in cui Sabine Kehm peraltro eccelle. Dopo aver sfilato a Hockenheim con la Ferrari 2004 con Schumi vinse il suo settimo titolo Mondiale, il trionfo di Budapest è parso un segno. Lui, in pubblico, non ne ha parlato, come sempre. Il loro è un legame profondo, come quello che tanti tifosi sperano si crei con la Ferrari. Pilota della Driver Academy, Mick ieri è stato festeggiato dai meccanici e dal team principal di Maranello, Mattia Binotto. «Senza il supporto della Ferrari sarebbe stato difficile arrivare qui - ha dichiarato Schumi - lavoriamo a stretto contatto e loro mi danno sempre il massimo supporto oltre a moltissimi consigli». Ferrari come una seconda mamma, pronta ad accoglierlo se saprà meritarselo. ANSA

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