Il non c'è due senza tre non vale in Coppa Italia per la Juventus, fin lì imbattuta in Italia da 9 mesi e in trasferta addirittura da 14 (3-2 dalla Samp nel novembre '17) che nel quarto secco in casa dell'Atalanta non triplica il passaggio del turno delle due edizioni precedenti (ottavo casalingo e semifinali) cedendo all'aggressività dei bergamaschi, bravi a ipotecare il successo in un primo tempo pressoché perfetto raggiungendo in semifinale la Fiorentina. Un 3-0 che non ammette discussioni a dispetto dello sterile assedio dell'undici di un nervoso Allegri (cacciato a 7' dall'intervallo da Pasqua) a inizio ripresa per tentare di recuperare il doppio svantaggio maturato in 45' da incubo. Nella prima fase del primo tempo i bianconeri, con Ronaldo e Bernardeschi a scambiarsi di posizione dopo una manciata di minuti, soffrono visibilmente il pressing asfissiante dei padroni di casa, palesando lacune in disimpegno. E così, dopo la trama da destra dell'ex viola col falso nueve Dybala sventata dal rientro in copertura di Freuler, gli uomini di Gasperini prendono campo. Al 3' tocca ad Alex Sandro perdere la sfera a favore di Gomez, il cui filtrante per Ilicic viene sprecato da un allungo verso il fondo e da un cross basso e innocuo; un attimo dopo Freuler intercetta Bentancur suggerendo al fantasista nerazzurro la botta da fuori alta. Al 12' Bernardeschi allunga da mancina per Ronaldo, che carica Berisha dopo essere stato anticipato di piede, prodromo di una stucxchevole fase di studio a schieramenti chiusi rotta solo dal destro incrociato dalla lunga del Papu (23') sventato in tuffo da Szczesny. Svolta su ambo i fronti al 27', quando un danno muscolare costringe Ilicic a cedere il posto a Pasalic, e contestualmente anche Chiellini dà forfait per Cancelo con De Sciglio a scalare nel cuore della retroguardia. Proprio il portoghese, imbambolandosi sul contrasto con Castagne, spiana al belga, che converge da sinistra, il corridoio per entrare in area esplodendo il destro del vantaggio a fil di secondo palo. Ne mancano una decina alla pausa e la Juve è in bambola: lo sfondamento a due Pasalic-Zapata sul suggerimento di Gomez innesca il destro del centravanti, alla decima partita di fila a segno (19/o gol stagionale). Allegri trova da ridire con Pasqua e viene cacciato, Ronaldo e Dybala guadagnano vanamente falli dal limite e al rientro dal tunnel è l'autore del bis a salvare in diagonale (5') sulla combinazione Cancelo-Bernardeschi, tornato a destra. All'ottavo Rugani prende l'ascensore ma non il mirino sulla scodellata dell'ala dalla bandierina destra, al decimo Bentancur sparaccchia di sinistro sulla respinta di pugni del portiere locale, incerto sul calcio da fermo della Joya. Out al 16' per Douglas Costa, con CR7 al centro dell'attacco e delle attenzioni non proprio amichevoli dei mastini atalantini. Khedira (22') sbuca dal corner di Bernardeschi non controllato da Zapata saggiando i pugni chiusi di Berisha. Landucci spreca la terza sostituzione per Pjanic (26', esce il tedesco), il duetto Costa-Bentancur (31') frutta soltanto il quarto calcio d'angolo. A 4' dal 90' l'apoteosi: sul rinvio di Berisha Pasalic fa la sponda, De Sciglio non si avvede di Zapata alle spalle e gli regala il tris col dribbling su Szczesny. L'immagine della resa bianconera è il sinistro al volo fuori misura di Ronaldo al 2' di recupero, imbeccato da Bernardeschi. Va male anche alla Roma, "umiliata" dalla Fiorentina che vola in semifinale per la quarta volta sotto la gestione Della Valle. I giallorossi rivivono l’incubo del 7-1, perché è questo il risultato che fa vivere una serata magica alla squadra viola trascinata da Federico Chiesa, autore di una tripletta, la prima con la maglia della Fiorentina festeggiata sempre pensando ad Astori, il tutto sotto lo sguardo compiaciuto del ct Mancini. Una serata invece da dimenticare per in giallorossi che a parte il palo di Cristante, la zampata illusoria di Kolarov del momentaneo 2-1 nel primo tempo e un tiro ravvicinato di Zaniolo nella ripresa (paratona di Lafont) è sparita in campo, senza mai opporre resistenza al contropiede micidiale e agli affondi avversari, sbriciolandosi come un palazzo senza fondamenta. Roma brutta, confusa, arrendevole, senza difesa (10 gol subiti nelle ultime due gare), fischiata e contestata alla fine dai propri tifosi ('Andate a lavorarè lo slogan più tenero). Roma che ha lasciato senza parole anche i propri dirigenti: bastava vedere il volto incupito di Totti intabarrato in tribuna. Roma che è stata tradita da alcuni dei suoi uomini più rappresentativi, in primis Dzeko che entrato a inizio ripresa al posto di un evanescente Pastore ha pensato bene di farsi espellere al 27' per proteste. A quel punto per la Fiorentina, già avanti di quattro gol, è stato gioco ancor più facile chiudere in gloria con altre tre reti. Anche Simeone, subentrato nel finale, ha messo il proprio nome sul tabellino con una doppietta, preceduto dal sontuoso Chiesa capace di segnare il terzo gol personale (dopo la doppietta realizzata in 11 minuti nel primo tempi) anche con un ginocchio, il sinistro, dolorante dopo una botta presa a inizio ripresa, da un Muriel che si sta confermando un acquisto determinante (4 gol nelle ultime tre gare), da un Benassi (ottavo sigillo da inizio stagione) sempre più incisivo. In un match preceduto dal minuto di silenzio per la scomparsa del doppio ex Egisto Pandolfini, Pioli ha azzeccato anche la mossa di inserire nel tridente Mirallas, autore di due assist e così la sua squadra ha saputo sfruttare, favorita anche dalla difesa troppo alta e quindi esposta dei giallorossi, l’arma che adesso le è più congeniale, il contropiede, grazie all’arrivo di Muriel e alla forma splendida di Chiesa, 7 gol nelle ultime quattro partite (due doppiette e la tripletta di stasera). Mentre Di Francesco non è stato ripagato dalla scelta di rilanciare i vari Pastore e Schick. Ma soprattutto adesso non sarà facile per lui e la sua squadra smaltire in fretta questa figuraccia.