A 10 anni dal trionfo di un azzurro a un Mondiale di ciclismo su strada, l’Italia è pronta a riprovarci. L’ultimo fu in casa, a Varese, dopodomani cambierà lo scenario, ma non le speranze: sul tracciato di Innsbruck, Vincenzo Nibali e compagni cercheranno di bissare il successo che il trevigiano di Castelfranco Veneto, Alessandro Ballan, conquistò nel 2008, precedendo sul traguardo Damiano Cunego e sovvertendo ogni pronostico.
L’uomo su cui puntare allora si chiamava Paolo Bettini, in cerca del tris nell’ultima recita di una carriera quasi irripetibile (il giorno prima aveva annunciato il ritiro), che vantava già due titoli iridati e un oro alle Olimpiadi di Atene quattro anni prima (2004). Ballan ruppe gli indugi e si prese gioco di tutti, compagni e rivali, andando a vincere una gara dominata dai padroni di casa. Domenica, come già accadde nel 2013 nell’altro Mondiale in casa a Firenze (vittoria di Rui Costa), gli occhi saranno addosso a Nibali che, senza l’appoggio di Fabio Aru, farà leva sui compagni di squadra Domenico Pozzovivo (pure lui come lo "Squalo" in forza alla Bahrain-Merida) e Franco Pellizotti, ma anche sul conterraneo Damiano Caruso e sul rampante Gianni Moscon, alfiere di Chris Froome e Geraint Thomas nella Sky.
Sarà una Nazionale di alto profilo, forte e imprevedibile, che il ct Davide Cassani ha disegnato con estremo realismo, senza farsi prendere troppo la mano. «Per questo Mondiale sono fiducioso. Non partiremo favoriti, però - ammette Cassani, dal ritiro premondiale di Torbole, sul Lago di Garda -. Il perché è semplice: Nibali è un grande corridore ma, in questo momento, sta attraversando una fase di recupero, dopo l’incidente al Tour de France. Sono certo che, comunque, sapremo correre da protagonisti, non rinunciando all’improvvisazione per sorprendere i nostri avversari. Dopo 10 anni dall’ultimo Mondiale su strada vinto con Alessandro Ballan, mi sembra sia arrivato il momento di svoltare».
Sarà il Mondiale delle pendenze micidiali, che superano il 20 per cento, e della fatica: il percorso toglie il respiro e il sonno a tutti i concorrenti, big compresi. Il nome più ricorrente, nella corsa alla maglia iridata, è quello di Julian Alaphilippe che sembra lasciarsi preferire allo spagnolo Alejandro Valverde, agli stessi Nibali e Moscon. Difficile che Peter Sagan cali il poker, dopo i successi consecutivi di Richmond (2015), Doha (2016) e Bergen (2017). Ma non si sa mai. Quando sente l’odore della gloria, lo slovacco è sempre pronto a stupire e a proporsi.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia