A 22 anni conquista il primo titolo in carriera, e la giovane Italia del tennis sorride. Matteo Berrettini scrive la sua favola a lieto fine a Gstaad, dove, sui campi in terra rossa svizzeri, batte in finale lo spagnolo Bautista Agut numero 17 del ranking mondiale. Una piccola grande impresa per il 22enne romano che, già entrato nella top 100, adesso vola fino alla 54/a posizione ed è il più giovane italiano a riuscirci dai tempi di Fognini. Il tennista della Capitale, forgiato e allenato da Vincenzo Santopadre, ha fatto percorso netto al torneo Atp 250, chiudendo al meglio anche la finale in cui in due set col punteggio di 7-6 6-4 in un’ora e quarantacinque minuti di gioco, ha avuto la meglio sullo spagnolo, numero due del tabellone a Gstaad.
«E' incredibile. Questa settimana credo di aver giocato il miglior tennis della mia carriera - ha detto senza nascondere l'emozione il tennista azzurro che ha rivolto alla sua famiglia il primo pensiero -. Dedico a loro questo titolo: è da quando sono ragazzino che hanno creduto in me. Mi hanno accompagnato ovunque, anche in posti meno belli di questo: sono molto orgoglioso di loro». Poi il saluto verso i box dove ad applaudirlo c'era la fidanzata Lavinia. Berrettini, classe 1996, ha fatto in fretta a vincere il suo primo titolo nel circuito maggiore: Fognini ci era riuscito a Stoccarda 2013 quando aveva 26 anni, Seppi ad Eastbourne 2011 a 27 anni. Più precoci di Berrettini sono stati Pistolesi, che aveva vent'anni quando nel 1987 vinse a Bari, un 21enne Canè a segno a Bordeaux, e Adriano Panatta che quando si impose a Senigallia nel 1971 di anni ne aveva anche lui 21. Per l’Italia comunque il momento è buono: in una settimana è il terzo successo dopo le vittorie di Fognini a Bastad e Cecchinato ad Umago di domenica scorsa, il quinto in questo 2018.
A Gstaad Berrettini, dall’alto del suo 1,93 di altezza, forte di un servizio potente e un dritto che non lascia scampo, si è preso il suo primo torneo senza perdere un set e senza cedere mai la battuta. Dietro l’ascesa dell’azzurro il suo coach, che Berrettini ringrazia: «Vincenzo è come un secondo padre e trascorro molto più tempo con lui che con la mia famiglia - ha aggiunto -. Ho un grande rapporto con la federazione e mi alleno anche a Tirrenia». Santopadre lo segue da quando Berrettini aveva solo 14 anni, ora in tandem col tecnico federale Umberto Rianna.
«E' il premio al lavoro che Matteo sta facendo - ha detto Santopadre - un cammino a volte complicato che però sta percorrendo con grande impegno e dedizione. Oggi Matteo può festeggiare, se lo merita, ma bisogna restare con i piedi per terra e non farsi prendere da facili entusiasmi dopo che ha vinto così giovane il primo titolo Atp in carriera. Matteo in questo è perfetto, è un ragazzo serio e con la testa sulle spalle. Può fare ancora meglio perché sono convinto che abbia ancora grandi margini di miglioramento».
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