Sarà un redivivo Novak Djokovic a sfidare domani Kevin Anderson nella finale di Wimbledon: dopo la maratona vinta dal sudafricano su John Isner, oggi - al termine di una battaglia tennistica lunga più di cinque ore - il serbo ha superato Rafa Nadal. Da due prove di endurance con la racchetta, dunque, emergono i due finalisti della 132esima edizione dei Championships. Al termine di un match vibrante per emozioni ed incertezza, l'ex numero uno al mondo ha infine superato l’attuale re del ranking con pieno merito (64 36 76(9) 36 10-8). Dopo essere andato a dormire venerdì sera in vantaggio due set ad uno, oggi Djoker ha perso il quarto set, sprecato un match-point nel quinto, sfruttandone però un secondo nel 18esimo game della frazione decisiva. «Se penso a quello che ho passato negli ultimi 15 mesi non mi sembra vero», il commento del 31enne di Belgrado, visibilmente emozionato. Sopravvissuto ad un’altra prova di resilienza, un’ora e 20' più breve dell’altra semifinale, vinta da Anderson (6 ore e 35'). Per Djokovic si tratta della 22esima finale Slam (12 i trofei già conquistati), la quinta a Wimbledon dove ha già trionfato tre volte. Sbilanciati i precedenti a favore del serbo, che conduce 5-1, avendo vinto gli ultimi cinque confronti, comprese due sfide sui prati di Church Road. Il sudafricano, alla seconda finale in un Major, nel frattempo ha annunciato che si farà promotore di un cambio del regolamento. «Spero che finalmente si sia capito che non è piacevole giocare così a lungo - le parole dell’australiano -. Non va bene per noi, per lo spettacolo, per gli spettatori stessi, e per chi ci guarda in tv. Mi auguro che il nostro match rappresenti un segnale decisivo per cambiare». Sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda, Isner, che avanza una proposta di compromesso, dopo essere stato protagonista del match più lungo della storia del tennis, quello del 2010 contro Nicolas Mahut (oltre 11 ore, spalmate su tre giorni). «Una soluzione per accontentare tutti, i tradizionalisti e chi vuole cambiare, sarebbe di introdurre il tie-break quando si arriva al 12 pari - la proposta dell’americano -. Sarebbe già un match piuttosto lungo. Sono a favore di un cambio del regolamento». Ipotesi che l’ex n. britannico Tim Henman, oggi nel board di Wimbledon, assicura che verrà presa in considerazione: "All’epoca del primo match di Isner non pensavamo che sarebbe mai più ricapitato. Ma alla luce di quanto successo, dovremo riflettere, perché di certo il sudafricano si presenterà in finale in condizioni svantaggiate».