Un’impresa di quelle che fanno la storia dell’atletica italiana. Madrid regala a Filippo Tortu e a tutto il movimento azzurro una serata indimenticabile, con uno dei record più antichi, il monumentale 10.01 di Pietro Mennea nei 100 di Città del Messico, stabilito il 4 settembre 1979, che cade, abbattuto dall’inarrestabile talento del sardo-brianzolo, ormai lanciato nel firmamento internazionale dello sprint. Tortu è secondo nella finale del meeting madrileno, ma il cronometro gli assegna il premio più ambito, ovvero, un tempo a tre cifre: 9.99 (vento +0.2), due centesimi meglio del record di Pietro Mennea, uno al di sotto della barriera delle barriere in atletica leggera. In gara lo precede solo il cinese Su Bingtian, capace di 9.91 e soprattutto di riscattarsi dopo l’ex-aequo della batteria, quando era piombato sul traguardo insieme all’azzurro, entrambi accreditati di 10.04 (-0.1). Ma poco importa, Tortu attende il responso del cronometro, capisce che l'impresa, così come l’avversario, è vicina, vicinissima: all’apparire delle tre cifre, esplode in una gioia incontenibile, grida, corre, abbraccia tutti, il fratello Giacomo per primo, ma poi tutto il suo numeroso team, il manager, coach-papà Salvino per ultimo, ma questo è visibilmente il momento più intenso. È il risultato della serata, il pubblico del Moratalaz lo adotta, il tabellone del cronometro diventa suo per uno scatto fotografico storico, le troupe televisive arrivate appositamente dall’Italia lo inseguono in zona mista. Lui, Filippo, dopo la gioia, torna presto tranquillo, nei confini che tutti gli riconoscono, quelli dell’uomo di ghiaccio, e scansa subito il paragone con Pietro Mennea, come fatto tante volte in questi mesi: «Lui rimane il più grande - le parole di Filippo - non ci sono discussioni. Io sono felice per questo risultato, ma Pietro ha fatto la storia dello sport. Oggi il merito è al 99% di mio padre Salvino, è lui che si realizza per questo mio risultato, si realizza come tecnico capace di innovare, di portare nuove idee e metodologie. È un grande allenatore»