La Coppa del mondo è finalmente iniziata ed è iniziata alla grande per la Russia, che nel 'Bolshoì del calcio russo, il leggendario stadio Luzhniki di Mosca, ha stracciato l’Arabia Saudita per 5 a 0, portando a casa un risultato al di là delle più folli aspettative dei tifosi. Un trionfo. Vladimir Putin - accolto con una vera e propria ovazione dagli 80mila sugli spalti - naturalmente gongola. E anzi, a fine partita è sembrato persino imbarazzato nei confronti del principe ereditario saudita Mohammad bin Salman Al Saud, suo ospite di riguardo nel palco presidenziale insieme a Gianni Infantino. Ma è il calcio, bellezza - a volte le dai, a volte le prendi.
Ed è proprio sulla forza «unificante» del football, capace di andare oltre le «differenze linguistiche, ideologiche e religiose», che ha puntato Putin nel suo discorso iniziale dando a tutti il suo «benvenuto in Russia». «Il nostro obiettivo - ha aggiunto - è preservare questa forza, la sua unità, per le generazioni future, in nome dello sport e per rafforzare la pace e la comprensione fra i popoli». Un messaggio ecumenico che ben si concilia con lo storico cavallo di battaglia dello zar, la politica intesa come portatrice di stabilità. Quasi 20 anni nel suo caso. Ma non c'è dubbio che oggi, per un giorno, nella straripante vittoria della nazionale, riverbera vincente la scelta di portare i Mondiali in Russia, per la prima volta nella Storia, e del Paese farne vetrina. Lo stadio Luzhniki, dall’esterno, pare il Colosseo, con quelle colonne e quei mattoncini color terra di Siena - più che un impianto sportivo pare la megavilla toscana di un oligarca. E intendiamoci, è bellissimo. All’esterno migliaia di tifosi sfilano accanto alla statua gigante di Lenin, vestigia di un tempo che mai come oggi, in questa Mosca invasa di turisti, sa di archeologico.
Insomma, i ragazzi allenati da Stanislav Cherchesov, contestatissimo dai fan per non essere riuscito a vincere sette partite di fila prima dei Mondiali, hanno tirato fuori gli attributi il giorno giusto. Certo, davanti a loro si sono trovati l’Arabia Saudita, francamente imbarazzante per tutti i 90 minuti. Eppure era davanti alla Russia nel ranking Fifa. Per dire. Alla fine però non c'è stata partita. Ad aprire le danze è stato Yuri Gazinsky al 12esimo, con un bel colpo di testa che ha fatto venire giù il cielo. Al 43esimo c'è stato il raddoppio di Denis Cherishev, autore di una doppietta. I sauditi sembravano poter reggere al principio del secondo tempo ma poi, trafitti al 73esimo da Artiem Dzuba, appena entrato in campo, sono crollati. Da lì in poi è stata goleada, con l’altra rete di Cherishev e la magistrale punizione di Alexander Golovin - gioiellino del CSKA in odore di Juventus - allo scadere. Nulla di meglio, come dicevamo, per iniziare il mondiale, anche dal punto di vista di differenza reti, visto che le altre avversarie del girone, Egitto e Uruguay, non saranno così malleabili e la Russia rischia di giocarsela per il rotto della cuffia. Ma la qualificazione ora è un passo più vicina.
Nel mentre la Terra continua a girare e il calcio, come sempre in questi casi, diventa metafora d’altro. A squadre in campo l’account in arabo del ministero degli affari esteri israeliano - retto dal premier Benyamin Netanyahu - ha twittato augurando «buona fortuna all’Arabia Saudita», un fair-play che in Medio Oriente non passa inosservato, in un modo o nell’altro. Poco prima del fischio d’inizio, invece, l’attivista britannico per la difesa dei diritti degli omosessuali Peter Tatchell è stato fermato dalla polizia vicino alla Piazza Rossa per aver protestato contro le torture dei gay in Cecenia - per quanto subito rilasciato. Di nuovo. Calcio e politica, che a parole nessuno mai vuole mischiare, poi si mischiano sempre. Figuriamoci ai mondiali.
Caricamento commenti
Commenta la notizia