Avvicinandosi a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, sembra di assistere al sequel della commedia shakespeariana 'Tanto rumore per nulla", perché la fuga in atto è imperfetta e perciò poco credibile. Perché le stelle stanno a guardare e perché non ci sono lampi in una giornata dalla luce strana. Ma la sorpresa è dentro la coda. Infatti, nel finale salta il tappo, le bollicine invadono la sede stradale che si trasforma in una scia luminosa. E spettacolo sia, dunque.
Per 222 chilometri è una marcia d’avvicinamento alla "Montagna Pantani", gli ultimi tre chilometri celebrano la maglia rosa Simon Yates, che vince la tappa, aumenta il proprio vantaggio sui rivali e mette le mani sul Giro. Ma non solo: la notizia del giorno è la Waterloo di Chris Froome e Fabio Aru, che precipitano in classifica generale rispettivamente a 2'27" e 2'36", perdendo in tre chilometri oltre 1' dal leader.
In una tappa vietata ai bari sono emersi i limiti di Froome che prosegue la scia negativa degli "Skymen" al Giro d’Italia, iniziata da Wiggins, proseguita con Porte, Thomas e Landa, tutti finiti a terra, ritirati o tagliati fuori da cadute. E Froome appare avviato sull'identica strada che porta al declico, anche se il keniano bianco per il momento non si ritira. Le due cadute, quella nella ricognizione della crono di Gerusalemme e quella di ieri, hanno lasciato il segno nella psiche più che sulla pelle.
L’altro sconfitto eccellente di una giornata che rischia di diventare un vero spartiacque di questo Giro (come non lo fu il Blockhaus dell’anno scorso) è Fabio Aru. E’ stato il primo dei big a staccarsi nel tratto più duro della salita verso Campo Imperatore, anche se alla fine ha rischiato di riacciuffare un Froome sgonfio. Escono a testa altra dalla frazione odierna sia Domenico Pozzovivo che Thibaut Pinot: il primo ha provato a vincere ma, forse, è scattato troppo presto, quando mancava ancora un chilometro e mezzo al traguardo; il secondo ha rintuzzato tutti gli attacchi, tranne quello fatale di Yates. Benussimo anche Chaves che, come il compagno in maglia rosa, ha mostrato una pedalata meno pesante. Un exploit, per il vincitore sull'Etna, che gli ha permesso di salire al secondo posto. Tom Dumoulin, invece, ha pensato a difendersi, limitando i danni. L'obiettivo del 'Tulipano volantè, ormai, è fin troppo chiaro: resistere con i primi fino alla crono del 22, da Trento a Rovereto, quando cercherà di risalire la classifica.
La tappa di oggi è stata caratterizzata dalla fuga di oltre 200 chilometri di Mickael Cherel (Ag2r La Mondiale), Davide Ballerini e Fausto Masnada (Androni Sidermec), Manuele Boaro e Giovanni Visconti (Bahrain-Merida), Simone Andreetta (Bardiani CSF), Cesare Benedetti (Bora-Hansgrohe), Tim Wellens (Lotto FixAll), Natneal Berhane (Dimension data), Hugh Carthy (Ef Education First-Drapac), Maxim Belkov (Katusha-Alpecin), Gianluca Brambilla e Laurent Didier (Trek-Segafredo), Alex Turrin (Wilier Triestina). Alla fine è rimasto solo Masnada a provare la via per la gloria, ma è stato ripreso ai -3 chilometri dalla fine. Ha provato a vincere, con almeno tre rasoiate anche l’enfant du pays Giulio Ciccone, abruzzese doc, ma alla fine si è dovuto accontentare di un onorevolissimo decimo posto.
La carne c'è, il fuoco pure, il Giro d’Italia numero 101 è ormai decollato e domani vivrà il secondo dei tre giorni di riposo, prima della settimana di avvicinamento alle grandi montagne, dove si proverà a ridisegnare la classifica generale e si prepareranno gli attacchi alla rosa. Va comunque detto che difficilmente questo Yates se la scollerà di dosso. Il tempo può solo giocare a suo favore.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia