Una piccola-grande rivoluzione che si consuma in mezzo alle pietre di lava condensata, in uno scenario perfetto per un sequel 2.0 di "Guerre stellari", contrassegnato dal primo, vero freddo (rispetto a Israele una trentina di gradi di differenza) sul Giro d’Italia. Quella partita sotto il sole di Caltanissetta all’ora di pranzo e conclusa su un versante inedito dell’Etna, era una tappa per uomini forti, ma anche per forti sconvolgimenti in classifica generale: non ha tradito le attese, perché due big come il colombiano Esteban Chaves e il britannico Simon Yates hanno staccato tutti di 26" - anche Froome, Aru, Dumoulin, oltre alla maglia rosa in carica Dennis - e si sono presentati sul traguardo fianco a fianco, per poi darsi il "cinque" un attimo dopo averlo tagliato, fra sorrisi, abbracci e braccia levate al cielo. Grazie alla loro azione, la Mitchelton-Scott ha fatto il pieno, mettendo le mani sul ricchissimo piatto (ma anche su una fetta di Giro, chissà): tappa a Chaves, maglia rosa a Yates, che l'ha sfilata all’australiano Rohan Dennis, abile contro il cronometro, meno quando la strada comincia a salire. Dennis si è difeso, stringendo i denti, ma non ha potuto fare di più contro avversari che sembravano fulmini e saette su una salita lunga 15 chilometri, con pendenze medie del 6,5 per cento, massima del 15 per cento e che presenta un dislivello di 978 metri. Verso i 1.736 metri del traguardo posto presso l’Osservatorio Astrofisico, dove mai la corsa rosa era approdata prima di oggi, ci sono stati i tanto attesi fuochi d’artificio, con scatti, allunghi, tentativi falliti e riusciti, colpi di mano più o meno attesi. Ma anche clamorosi e piccoli flop, come quelli Froome e Aru, che hanno accusato 26» di ritardo, gli stessi di Dumoulin che, però, aveva un distacco meno visibile rispetto all’ex maglia rosa. Si è vista qualche "frullata" del quattro volte vincitore del Tour de France, ma il volto non è quello inespressivo, glaciale, sicuro dei bei giorni vissuti sulle strade francesi. Insomma, Froome lascia qualche dubbio, Aru idem. Convincono, invece, Chaves e Yates: in particolare l’inglese, che è partito a un chilometro e mezzo dalla fine e, anziché riportare il gruppetto che comandava la corsa verso il fuggitivo Chaves, ha creato il vuoto alle proprie spalle, acciuffando il compagno e poi lasciandogli la gloria della vittoria di tappa, per 'accontentarsi di una maglia rosa pesantissima. Sarà difficile togliergliela. Chaves, invece, aveva fatto parte di una lunga fuga partita dopo il chilometro 50 e della quale facevano parte una trentina di corridori. Il gruppo si è sgranato già sulle prime rampe dell’Etna e, ai -5 chilometri, il colombiano ha assestato il colpo del ko, partendo a tutta. In sofferenza Aru e Froome, bene Miguel Angel Lopez - che deve recuperare quasi 2' - con l’altro sudamericano Caparaz. Dumoulin ha badato a difendersi e alla fine è caduto in piedi, forte del vantaggio che aveva acquisito a Gerusalemme, nella cronometro d’apertura. Gli altri episodi di un Giro che si annuncia più che mai incerto, affascinante e di difficile interpretazione, lo daranno le salite in programma nel week-end: a Montervergine di Mercogliano e, soprattutto, sul Gran Sasso, a Campo Imperatore, dove Pantani nel 1999 staccò tutti e dove qualcuno cercherà di imitarlo. Chissà se e come potrebbe riuscirci.