LIVERPOOL. Servirà un altro miracolo come contro il Barcellona, augurandosi che il 2 maggio il Liverpool non si confermi incubo perenne delle notti della Roma. Ad Anfield l'andata della semifinale di Champions finisce 5-2 e la folla sfolla felice sulle note delle canzoni dei Beatles, ma dopo essersi spaventata per il finale veemente degli ospiti, che ha fruttato le reti della speranza di Dzeko e Perotti (su rigore). Con un altro 3-0 all'Olimpico, e il popolo romanista chiamato nuovamente a raccolta, la finale di Champions a Kiev non rimarrà un miraggio, altrimenti la giocheranno i Reds, autentici dominatori del match per 75 minuti, ovvero fino a quando, sul 5-0 e pensando di avere ormai stravinto, Klopp ha tolto Salah anzitempo per fargli raccogliere una meritatissima standing ovation vista la sua prestazione da Pallone d'Oro. Mossa comprensibile ma rivelatasi incauta, perché il Liverpool ha perso verve: e pensare che l'irresistibile egiziano era stato un autentico tsunami per la sua ex squadra, confermando la regola che lo vede sempre a segno contro le formazioni dove ha militato e confezionando assist decisivi per le reti di Manè e Firmino, come faceva fino alla scorsa stagione per Dzeko. Ma va detto che Di Francesco ha contribuito ad ampliarne i meriti schierando la difesa a tre e quindi con il difensore di sinistra, Juan Jesùs, sempre troppo lontano dal n.11 avversario che partiva sempre largo. Non marcando Salah appena stoppa la palla e dandogli quindi il tempo di partire, diventa micidiale e in più sta vivendo un anno di grazia, al punto che mai come oggi i romanisti l'hanno rimpianto, in particolare dopo che ha segnato in modo splendido, calciando a giro di sinistro, il primo gol. Il risultato è che per la Roma la partita ad Anfield si stava trasformando in un'altra disfatta in Europa, come i sette gol presi nella vicina Manchester dallo United o quelli incassati all'Olimpico dal Bayern. Le reti nel finale di Dzeko, che nei match internazionali lascia sempre il segno, e Perotti hanno fatto sì che il passivo sia stato contenuto e ora alimentano la speranza e i cori "non ti lasceremo mai" dei supporter giallorossi, fino al 36' st letteralmente ammutoliti dallo spettacolo in campo e anche della tifoseria avversaria. Non è un caso, svista di Klopp a parte, che la Roma sia andata a segno quando è tornata a giocare con il 4-3-3 apparso modulo più consono per fronteggiare il Liverpool. Servirà quindi un'altra impresa, un altro 3-0 a tre settimane da quello al Barcellona, che forse sarebbe ancor più bella perché il rivale si chiama Liverpool e perché qui i giallorossi hanno veramente rischiato di affondare, dopo aver tenuto botta nei venti minuti iniziali in cui ha anche colpito una traversa con Kolarov. Ma se il primo tempo fosse poi finito 4-0 o cinque zero, vista la traversa di Lovren e le occasioni fallite da Mané, non ci sarebbe stato niente da ridire. La Roma è apparsa a tratti in balìa degli avversari. Il Liverpool per ora continua a essere un incubo, ma è inutile ripensarci: basta evitare gli errori grossolani di oggi, come quelli che sono costati il terzo e quinto gol, e bisogna crederci come dice Di Francesco. Per Roma e la sua squadra saranno giorni di tensione e grandissima attesa.