MILANO. Bastano 4 ore a Giovanni Malagò per sbloccare l’impasse che regna nella Lega Serie A da quasi un anno. Il commissario si presenta davanti ai venti club con un candidato per la presidenza, Gaetano Micciché, palermitano classe '50, alla guida di Banca Imi del gruppo Intesa Sanpaolo, chiave di volta per sbloccare le altre 8 cariche: per il ruolo di ad resiste al momento la sola candidatura di Sami Kahale, ex manager di Procter&Gamble, per il consigliere indipendente Malagò suggerisce «una donna di sport o un rappresentante della categoria giocatore-allenatore, laico rispetto alle società», e poi andranno rispettate le minoranze per la scelta dei 4 consiglieri di Lega e dei 2 consiglieri federali.
Il puzzle inizia a comporsi, l’obiettivo è completarlo il 19 marzo ma «può essere come tela di Penelope si fa e si disfa», ammette Malagò. Non a tutti piace la sua mossa. Intanto il clima è stato «coeso» nella prima riunione, seguita da una cena in un grande hotel. Da Cairo a De Laurentiis, da Preziosi a Marotta fino a Vigorito, che ha sfidato la neve da Benevento a Roma per prendere l’aereo, c'erano rappresentanti di tutti i 20 club. Anche la Lazio (col direttore marketing) di Lotito, altrove in campagna elettorale e regista del blitz per tentare di eleggere il presidente mentre Malagò era in Corea. «Nessun fastidio, volevano dirmi 'Stai sempre con noi'» minimizza il n.1 del Coni, un ciclone che forse ha cambiato la prospettiva della Lega con un nome: Gaetano Micciché, MBA alla Bocconi, esperienze nel risanamento di gruppi industriali, membro del Consiglio di Rcs presieduto da Cairo, fratello del politico di Forza Italia Gianfranco, e dell’ex vicepresidente del Palermo Guglielmo.
«Non so se sia disponibile, ma c'è stato consenso pressoché unanime - ha spiegato Malagò -. E’ una mia idea, del tutto personale di cui devo parlare ancora con il diretto interessato. Gli dirò che bisogna dare una mano al mondo del calcio. E’ un uomo di sport, molto appassionato, competente, un uomo di relazioni, di sistema, molto stimato. Sarebbe un eccellente ticket con i profili proposti per il ruolo di ad».
Al momento resiste la sola candidatura di Kahale. Gli altri due profili individuati dai cacciatori di teste di Hegon Zender sono lo spagnolo Javier Tebas che «ha firmato con Liga» e Luigi De Siervo, ad di Infront, l’advisor della Lega. «Stimo De Siervo, ma «anche lui conviene che in questo momento non sarebbe di buon senso e giusto che una controparte possa essere candidato», ha spiegato Malagò, rivelando che l’assemblea gli ha chiesto di verificare se ci sono altri candidati.
Il vice commissario Paolo Nicoletti ha ribadito di non rientrare nella partita per la nuova governance, nemmeno come consigliere indipendente, ruolo per cui Malagò suggerisce una donna di sport, «anche per dare messaggio significativo ora che società cercano di realizzare squadre femminili». Un’idea ce l'ha. Va trovato anche l’accordo sui consiglieri di Lega e quelli federali, con un sistema di liste predefinite per rispettare le minoranze, e modificato lo statuto con l'inserimento della maggioranza semplice dopo la seconda assemblea elettiva. «Tutto deve concludersi senza vincitori né vinti», spera Malagò. Prossimo appuntamento il 5 marzo per una riunione informale. Salvo intoppi, il 19 marzo la Lega avrà una nuova governance. E va chiusa la partita dei diritti tv, con l'assegnazione a Mediapro al vaglio dell’Antitrust: «A breve ci sarà un incontro istituzionale - ha spiegato il n.1 del Coni -. Non c'è un elemento di apprensione ma bisogna verificare, è un passaggio obbligato».(ANSA).
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