ROMA. Il derby 'perfetto' alla fine sorride alla Roma che in un colpo solo fa sua la stracittadina d’Europa (quello col più alto quoziente di punti), supera i cugini in classifica e annusa l’aria di vertice. Vincono (2-1) meritatamente i giallorossi scesi in campo con più piglio e una condizione fisica decisamente brillante, mentre alla Lazio stavolta non riesce il 'giochino' che a primavera gli aveva spalancato la finale di Coppa Italia. Tardivi i cambi di Inzaghi che dopo aver giocato per un’ora con un abbottonatissimo 3-5-1-1 passa al 3-4-3 quando ormai la frittata era fatta. Decidono il match il rigore di Perotti e la 'stecca' di un redivivo Nainggolan che il derby nemmeno avrebbe dovuto giocarlo: inutile il gol su Var-rigore di Immobile.
Forse nel ricordo di Nils Liedholm, nel decennale della scomparsa, Roma e Lazio nei primi 45' non commettono errori, confermandosi le due squadre forse meglio organizzate di Serie A. In un Olimpico finalmente sold out e coreografico come non accadeva da anni (e con l’emozionante tributo a Gabriele Sandri, abbracciato dalla stadio intero), la Roma mostra quella voglia, entusiasmo e spinta che dall’altra parte latita. Merito di Di Francesco che ha studiato la partita nei minimi dettagli, imbrigliando il talento di Milinkovic, Immobile e Luis Alberto oggi tra i più sottotono (insieme a Florenzi) tra i reduci delle fatiche post nazionale.
Il tecnico giallorosso sposa l’abituale 4-3-3, recupera Nainggolan (man of the match), con Dzeko a guidare l’attacco insieme a El Shaarawy e Perotti. Tutto scontato sulla sponda laziale, con Luis Alberto accanto a Immobile. Di Francesco stavolta non cade nella trappola che costò cara a Spalletti e sa di non poter affrontare la Lazio in maniera spregiudicata anche se ha subito un sussulto dopo 1' con Immobile segna ma il guardialinee alza la bandierina. Sembrerebbe il preludio ai fuochi d’artificio che però non si vedono (al 9' bella combinazione Florenzi-Nainggolan con belga che si libera col sombrero di Radu ma sbaglia sul più bello, poi al 19' Dzeko di testa dà l’illusione della rete), con Rocchi attento a tenere in pugno il match (3 gialli per i laziali nei primi 20'). Lo spartito è bell'e scritto con la Roma a fare possesso e gli ospiti che arginano, pronti a ripartire. Nella prima mezz'ora non succede nulla (nemmeno un corner) e la prima palla gol degna di nota arriva al 35' con Dzeko che impegna Strakosha.
Dopo il primo tempo 'perfetto' il canovaccio cambia a inizio ripresa complice uno sventurato intervento di Bastos su Kolarov (3'). Rocchi non ha esitazioni e senza nemmeno chiedere il Var indica il dischetto: va Perotti e non sbaglia. Al di là dell’episodio, la rete del vantaggio indirizza il match che prende la piega definitiva quattro minuti dopo, con la Roma padrona del campo e Perotti che si accentra , serve Nainggolan che parte sulla destra e con un colpo di biliardo 'secca' Berisha, bis del fendente che due anni fa scioccò Berisha.
Un uno-due micidiale che lascia attonita la Nord, così Inzaghi corre ai ripari inserendo Nani (impalpabile) e Lukaku (il migliore dei suoi negli ultimi 20') per il nuovo 3-4-3, spina nel fianco del lato destro giallorosso. La Roma però non corre rischi, fino a quando (26')( un improvvido quanto inutile tocco di braccio di Manolas regala il rigore (stavolta con Var) alla Lazio e riapre i giochi. Anche Di Francesco corre però ai ripari, arginando un indemoniato Lukaku su uno stanco Florenzi, mettendo dentro i freschi Peres e Gerson (fuori anche El Shaarawy) per la nuova catena di destra che dà i suo frutti fino alla fine, con la Roma che interrompe la striscia di vittorie biancazzurre, mette la freccia e inizia il count down per Madrid (mercoledì c'è l’Atletico nel migliore dei modi).
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