ROMA. In Australia Marc Marquez ipoteca il mondiale MotoGp al termine di una gara entusiasmante che, per numero e qualità dei sorpassi - i contatti hanno lasciato segni evidenti sulle tute ed ammaccature sulle carene di più di un pilota - è parsa quasi una prova di Moto3. La sesta vittoria stagionale del 'Joker' targato Honda Repsol vale un bel pezzo di iride, anche grazie al 'contributò di Andrea Dovizioso, precipitato a -33 in classifica. Il ducatista, già zavorrato dall’11/a posizione in griglia, si è ulteriormente complicato la vita con un 'drittò nel primo giro, finendo nelle retrovie. E dall’anonimato di una gara incolore non è più riemerso. L’affannosa rincorsa lo ha portato fino alla stessa posizione che aveva in partenza, ma nel rettilineo del traguardo è stato passato da Dani Pedrosa e Scott Redding. Con l'aggravante, per quest’ultimo, di essere anche lui in sella ad una Ducati, seppure di un team satellite. Sorpassi costati al Dovi ulteriori 2 punti. Sull'asfalto di Phillip Island riscaldato dal sole sono invece risorte le Yamaha ufficiali, con il secondo ed il terzo posto di Valentino Rossi (per lui otto successi australiani in carriera) e Maverick Vinales. Rossi è stato il più applaudito sul podio dai tifosi, che hanno invece riservato fischi ingenerosi a Marquez. Dimostrando che i 37 anni non hanno affievolito la voglia di fare a 'sportellatè con i tanti ragazzini che lo circondano - Valentino è stato a più riprese in testa al gruppo dei migliori. E proprio la bagarre che ha reso elettrizzanti dal primo all’ultimo i 27 giri gli ha impedito nel finale di tenere il passo di Marquez. Resosi conto che Dovizioso era impantanato ed ormai innocuo, alle prese con una Ducati con problemi di percorrenza (Jorge Lorenzo è giunto solo 15/o), il campione di Cervera, invece di accontentarsi del podio, ha innescato la modalità «devo vincere" ed è scappato via, sfruttando al meglio la gomma morbida montata al posteriore. Impossibile dare conto del numero di sorpassi che si sono scambiati non solo i protagonisti come Marquez, Rossi e Vinales, ma anche alcuni comprimari di lusso. A cominciare da Johann Zarco. Con una Yamaha 2016 sempre competitiva, il francese è giunto quarto sotto la bandiera a scacchi, precedendo la Honda di Cal Crutchlow. O il redivivo Andrea Iannone. Il pilota abruzzese - sesto - ha dato del filo da torcere a tutti, a cominciare da Rossi, azzardando un paio di sorpassi che hanno segnato la carena della sua Suzuki. Menzione d’onore speciale per Jack Miller. Partito in seconda fila, a dispetto delle otto viti impiantategli nella tibia destra tre settimane fa, l'australiano ha portato la sua Honda a battagliare con i migliori fino al termine, chiudendo settimo. Tra i curvoni veloci di Phillip Island si è assistito ad una danza temeraria, con sorpassi all’esterno e lungo traiettorie impensabili per i comuni mortali, che ha esaltato l’agilità delle Honda. Ma anche Yamaha ha ritrovato i suoi piloti di punta, anche se i problemi non sono tutti alle spalle. Ora rotta verso la Malesia. Tra una settimana Marquez potrebbe scrivere la parola fine sulla storia del Mondiale 2017.