Mercoledì 18 Dicembre 2024

Il fallimento è un ricordo, il Parma promosso in serie B

PARMA. Non ci è arrivato dalla porta principale, quella è toccata nel suo girone al Venezia, ma il Parma alla fine ci è riuscito: di nuovo in Serie B. Fallito il 22 giugno 2015 con un buco di centinaia di milioni di euro, finito nell'inferno della serie D e, quest'anno, nel purgatorio della Lega Pro, il club emiliano ritorna nel calcio che conta. "Serie B obiettivo minimo", urlavano i tifosi al momento di salutare la nuova società nata dopo la tragicomica vicenda Ghirardi-Taci-Manenti. Obiettivo conquistato. A fatica, con un pizzico di fortuna, non in modo trionfale, ma alla fine è solo il risultato che conta. Non è stata comunque una stagione facile. Esonerati in un sol giorno a dicembre l'allenatore Luigi Apolloni, il responsabile dell'area tecnica Lorenzo Minotti e il direttore sportivo Andrea Galassi con le conseguenti dimissioni del presidente Nevio Scala, il Parma è finito nelle mani del tecnico Roberto D'Aversa e del direttore sportivo Roberto Faggiano. "La fine del calcio biologico", tuonò lo stesso Scala che fino ad allora aveva presentato il nuovo club emiliano come il paladino di un nuovo modo di fare calcio. Già, sino a quando i risultati aiutano. In D, senza mai perdere, Apolloni aveva conquistato in carrozza la promozione, ma in Lega Pro la musica era cambiata e la posta in palio era troppo importante per restare fedeli alla linea sino in fondo. Meglio provarci allora come fanno tutti i club: via il tecnico, anzi via tutto lo staff dirigenziale che aveva fatto mercato e messo in campo la squadra. D'Aversa e Faggiano come primo atto, grazie ai soldi della proprietà, hanno comprato e non poco nel mercato di gennaio. Il Parma, a febbraio, era totalmente rivoluzionato con ben 7 nuovi giocatori titolari su undici. Ma il cammino restò difficile. Per diverse settimane la squadra emiliana si illuse di poter rimanere agganciata al Venezia. Metafora della stagione la sfida diretta con la formazione di Pippo Inzaghi in Laguna. Meritatamente in vantaggio 2-0, con una sonora lezione di calcio agli avversari per quasi un'ora, il Parma fu capace di farsi recuperare e di pareggiare alla fine 2-2. Lì di fatto si chiuse la rincorsa al primo posto, all'ingresso in serie B dalla porta principale. Il finale di campionato è stato un continuo alternarsi di alti e bassi, con sconfitte incomprensibili come quella con l'Ancona, ultima in classifica, in casa al Tardini. Poi i play-off, giocati senza mai entusiasmare sino all'epilogo con l'Alessandria di questa sera. Ora però per il Parma Calcio 1913 si apre una nuova era. Raggiunto il primo traguardo della serie B, la società guarda al ritorno nell'Olimpo vero del calcio. Senza fretta, senza rischiare nulla dal punto di vista economico e con un nuovo solido partner. I proprietari del club, sino ad oggi i massimi imprenditori locali ed un foltissimo azionariato diffuso che in questi mesi ha continuato ad ingrandirsi raccogliendo centinaia di adesioni e importanti risorse economiche, sono stati affiancati dalla cinese Desports, colosso del marketing sportivo dagli occhi a mandorla, che ha già versato nelle casse emiliane tre milioni di euro per il 30% della proprietà. Entro breve ne saranno versati altrettanti per salire al 60% con un programma di investimenti ulteriori di 15 milioni di euro proprio per essere protagonisti da subito anche in serie B. L'imprenditore parmigiano Marco Ferrari, deus ex machina del club emiliano, ma con al fianco big dell'industria come Guido Barilla, Pizzarotti Costruzioni e Dallara Automobili, resterà primo garante della parmigianità del club, ma il Parma cambierà ora che si è ritornati nel calcio d'élite. E logicamente i tifosi sognano ancora. Raggiunto, come previsto, l'obiettivo della serie B nel minimo tempo necessario, si vuole iniziare a pensare anche alla massima serie. Questa volta però non c'è fretta. L'era Ghirardi è ancora troppo vicina, troppo dolorosa, perché nella città emiliana si ipotizzi una scalata senza i conti in ordine.

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