CARDIFF. Juve maledizione finale. E' ancora il Real Madrid a vincere la Champions, la sua dodicesima, un traguardo storico perché è la prima volta che una squadra la vince due volte di seguito da quando ha cambiato nome e formula. La squadra di Zidane ha umiliato la Juventus arrivata a Cardiff sicura che fosse davvero la volta buona per sedersi sul trono d'Europa ed invece incappata nella settima sconfitta nelle finali, che fa molto più male di quella di Berlino 2015. C'è ancora un abisso - o meglio, c'è stato questa sera - tra le due squadre. Dopo una bella partenza, con palla-gol di Pjanic e il pareggio riagguantato con una rete acrobatica di Manduzkic, la squadra di Allegri è uscita di scena. Troppo brutta, irriconoscibile, senza mordente nè idee, senza fiato né convinzione nei secondi 45' semplicemente non giocati. Il Real, al contrario, è tornato in versione Galacticos: due perle di Ronaldo, che ha chiuso la stagione con 12 centri in 13 partite, ma tanto intorno a lui, dalla difesa al centrocampo, dagli esterni agli uomini d'ordine. Dani Alves si è spento sul più bello, Khedira pure, ma sono stati due fantasmi soprattutto Higuain, che un'altra volta ha fallito l'esame Champions, e Dybala. Il cambio della "Joya" argentina con Lemina nell'ultimo pezzo della partita è stato l'ennesimo segnale di resa, anche di Allegri. La delusione è enorme per tutti i bianconeri, forse un po' di più per Buffon che, alla soglia dei 40 anni, sperava finalmente di vincere il trofeo più ambito, insieme ai Mondiali. L’unico rebus delle formazioni era il ballottaggio in casa Real, questa sera in maglia viola, tra Isco e Bale: Zidane ha preferito lo spagnolo al gallese che a casa sua ha dovuto quindi sedersi in panchina. Nessun colpo di scena nella Juve: Allegri aveva pochi dubbi, ha puntato sul sicuro, con Barzagli in difesa e Dani Alves esterno alto. La Juventus, come aveva deciso il sorteggio Uefa, giocava in casa e al ‘Millenium’ sembrava quasi di essere allo ‘Stadium, con lo stesso speaker a scandire l'attesa del supermatch diffuso dalle tv di tutti i paesi del mondo, esclusa, tra le grandi nazioni, solo la Corea del nord. Nel settore bianconero la coreografia ricordava alla squadra l’appuntamento con la storia :“The time is Now”, E la partenza della Juventus ha illuso i suoi tifosi: due tiri, non troppo impegnativi, di Higuain in 4’ e poi la staffilata di Pjanic da fuori area di Pjanic sulla quale Navas dimostrava di meritare la maglia di portiere del Real, con una super parata. L’ammonizione di Dybala (12’) per un fallo, dopo aver perso palla, sulla ripartenza di Kroos, intristiva un po’ l'argentino. E un contropiede micidiale del Real, al quale la Juventus lasciava troppo campo aperto, gelava ila Juve: sul destro di Cristano Rolando, sull’imbeccata di Carvajal, Boniucci sfiorava solo, sena riscire a intercettare. Per CR7 undicesimo gol in questa stagione di Champions, su 13 partite, questa volta un dispicare a Buffon. Questione di centimetri, forse millimetri, e Bonucci avrebbe respinto. Dopo che Isco si era incespicato sul pallone in un’altra azione di rimessa, la Juventus pareggiava con una semirovesciata di Mandzkic, sulla sponda di Higuain. Un’accelerazione di Marcelo (33’) costruiva un cross non sfruttato da Benzema e Ronaldo. Bonucci zoppicava e doveva uscire per le cure (5’) ma era un falso allarme. Un sinistro di Modric da 20 metri non spaventava Buffon (10’), sul cross tagliato di Marcelo CR7 non ci arrivava in tuffo di un nonnulla, Isco non sfruttava il buon momento del Real e spara fuori (14’). Ma la Juventus non si risolleva più, anzi e cedeva metri su metri, facendosi affossare da Casemiro, con un gran tiro da fuori, e ancora Ronaldo nel giro di tre minuti, tra 16' e 19'. Nel finale il poker dell'appena entrato Asensio. E i bianconeri restavamo pure in 10: Cuadrado, ammonito due volte in 17', era il primo a lasciare la scena. Fisicamente. Ma gli altri lo avevano già fatto con la testa.