CASTIONE DELLA PRESOLANA. Sulle montagne del mito non ci sarà spazio per i bluff, ma solo posto per la sofferenza e i tormenti della fatica. Acido lattico e sudore, passione e stanchezza. Il Giro d'Italia offrirà il meglio di sè domani, fra il Mortirolo e lo Stelvio, salite e discese dove sono state scritte le pagine più belle e struggenti di una storia lunga un secolo. Una storia fatta di eroi e delle loro imprese. Guerra, Girardengo, Bartali, Coppi, Gimondi, Pantani, icone di passione e sentimento nazionalpopolare. E domani di partecipazione, sulle strade della secolare corsa rosa, ce ne sarà tanta. I colori e i rumori del tifo si mischieranno con gli sbuffi della fatica e faranno da corollario alla tappa più attesa, alta, dura. Una fatica di sette ore, interminabile. Se è vero che la salita è prima di tutto un viaggio dentro se stessi, la tappa di domani è quasi mistica, capace di trasformare il tormento in estasi. Prima la montagna dedicata a Michele Scarponi, che se il destino non fosse stato troppo crudele con lui domani avrebbe dato battaglia fin da subito, poi la Cima Coppi, lo Stelvio, ovvero il tetto del Giro. Una cima di quelle dove non cresce l'erba e l'ossigeno non esiste. Una montagna da incubo per ogni ciclista e per questo ancora più affascinante. Una montagna che dovrà essere attraversata due volte dalla corsa e che richiede grande coraggio, preparazione, fondo. Una vetta dove Vincenzo Nibali potrebbe provare qualcosa. "Magari posso dire di star bene e poi non è così. Magari può sembrare che arrivano le tappe dove viene richiesto più fondo, invece alla fine le cose non vanno come ci si aspetta. Magari domani non succede niente, però la prossima tappa può lasciare qualcosa nelle gambe", il saggio commento dello 'Squalo' che viene dallo Stretto. Nibali è atteso, ma lo sono anche Quintana, Pinot, la maglia rosa Dumoulin. I tifosi saranno tutti per lui, farà il tifo per lui da chissà dove Scarponi, lo guarderà Pantani, che lo 'Squalo' ricorda per spirito d'iniziativa e fantasia. "Se sul Mortirolo si muove qualche uomo di classifica, diventa difficile inseguire - aggiunge Nibalino -. Se c'è una fuga sarà importante essere presenti con la squadra, come cercheranno di esserlo altri con i propri team. Quintana? Lui si che può stravolgere la classifica, dispone anche della squadra per farlo". La fantasia di Pantani, l'acume tattico di Bartali, la classe di Coppi, la grinta di Gimondi. Ma anche esperienza. "La condizione, rispetto all'anno scorso è migliore. A Oropa, nell'ultimo chilometro, sono andato in acido, gli altri hanno avuto qualcosa in più; magari pago anche l'età, visto che comincio ad avere qualche capello bianco - fa notare il capitano della Bahrain-Merida -. Per me arrivare secondo, terzo o quarto non cambia. Il podio è sempre bello, ma devo pensare alla vittoria. Qualcosa ho vinto, anche se c'è gente che ancora mi critica. E poi, vogliamo mettere? Il livello del Giro è alto". Però, le vittorie italiane continuano a non arrivare. "Ci sono state delle casualità, come la cattiva condizione di Nizzolo, l'assenza di Aru. Io, se sto bene, qualcosa farò. Ha ragione Aru quando dice che domani ci vuole la corsa dura, il terreno a disposizione c'è e alla fine di sicuro ci sarà una naturale selezione. No puoi pensare a un attacco a 100 km dalla fine, se la corsa sarà dura, perché a quel punto esplode il gruppo e diventerà una corsa per singoli".