PALERMO. Alettoni, gomme dure o gomme morbide, Drs e turbo. Dall’Australia sentiremo parlare per tre giorni di tutto ciò attribuendo a questo o quel dettaglio la vittoria o la pole position. Ma forse per vincere il segreto è semplicissimo e sta tutto in una storia tramandata da Enzo Ferrari nelle proprie memorie. Risale al 1936 e ha per protagonisti un siciliano, un mantovano e un modenese.
Il modenese è Ferrari, già leader di un team che gareggiava con macchine dell’Alfa. Il mantovano è Tazio Nuvolari. Il siciliano è Carlo Pintacuda che in realtà nell’isola c’è solo nato visto che poi ha vissuto per lo più a Firenze. Ferrari nelle sue memorie mostra di apprezzare questo siciliano: “Due Mille Miglia vinte e tante affermazioni intercontinentali. Fu uno stradista formidabile, non altrettanto nei gran premi”.
Perché questa differenza? Ferrari lo racconta così: “Nel 1936, alla Coppa Ciano sul circuito del Montenero, Pintacuda lamentava l’imperfetto funzionamento dei freni della sua vettura ed era finito fin dal secondo giro nelle ultime posizioni. Poi su quella vettura salì Nuvolari, che aveva rotto la sua. Rimontò e clamorosamente vinse. Ai giornalisti stupefatti e allo stesso Pintacuda che gli domandavano come avesse fatto, Nuvolari sorrise e disse che per andar forte non ci vogliono i freni. Una battuta che Pintacuda rimasticò per un bel pezzo”.
Pintacuda si toglierà molte altre soddisfazioni. Si trasferì poco prima della guerra in Argentina e in Sudamerica divenne un idolo. Ma per Ferrari divenne l’esempio di come il coraggio e la bravura possano fare la differenza.
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