PALERMO. Quando Valentino Rossi decise di mettere da parte il sogno di una carriera in Formula 1, John Surtees avrà tirato un sospiro di sollievo. Era il 2008 e gli sarà apparso chiaro, a 74 anni, che il suo record a quel punto nessun lo avrebbe più battuto. E infatti è andato via per sempre, oggi pomeriggio a Londra a 83 anni, rimanendo fino alla fine l’unico pilota nella storia delle corse ad essere diventato campione del mondo con le moto e anche con le auto. Che sotto di sé avesse due o quattro ruote, poco contava. Lui attaccava e vinceva, preciso come un orologio svizzero.
Per la verità di titoli con le moto ne aveva vinti sette, quando nel 1960 decise che la sfida successiva era imporsi con le macchine di Formula 1. Aveva guidato, allora, soprattutto per la Mv Agusta fra il 1955 e il 1960. Un sognatore, che capì che un ciclo si era chiuso ma c’erano ancora tanta fame e coraggio per passare alla storia.
Altri tempi, quelli in cui ci si poteva mettere alla prova senza la paura di sbagliare, lontano dal pressing degli sponsor. Salì su una Formula 1, su una Lotus, per la prima volta a Montecarlo. E alla seconda gara conquistò subito un secondo posto. Di lì a poco fu notato anche a Maranello ma rifiutò la prima offerta di Ferrari che lo voleva sulla Rossa nel 1962.
Quello con il Cavallino era comunque un amore destinato a sbocciare. E così accadde che nel 1964 Surtees divenne campione del mondo conquistando quel record ancora imbattuto. Erano gli anni in cui per vincere dovevi battere Stirling Moss, Jim Clarck e Graham Hill. E in quell’anno Surtees vinse anche una gara di Formula 1 (non valida per la classifica) che per l’occasione si corse in Sicilia, a Siracusa in un circuito ricavato da tre strade statali. Un successo che bissò anche nel 1966.
E a sentire Ferrari, Surtees poteva fare anche di più: “Nel 1965 – scrive il Drake nelle sue memorie – ebbe un grave incidente in Canada ma si riprese abbastanza presto e tornò sulle piste. Divorziò dalla Ferrari l’anno dopo e poteva essere con facilità il suo secondo alloro mondiale sulle 4 ruote”.
Quel divorzio ha ancora i contorni del mistero, anche se è noto che Surtees non amava il compagno di squadra, quel Lorenzo Bandini entrato invece nel cuore degli italiani. E litigò anche con i tecnici dell’epoca. Ma erano altri tempi e i cavalieri del rischio sapevano che fuori dalla pista contano anche altre cose. Surtees proseguì la carriera con una Honda al debutto e poco concreta, un po’ come oggi. E sul finire della sua epoca tentò anche l’ultima sfida, diventare costruttore di macchine. Creò un team. Tentò, in pratica, di imitare Ferrari. E infatti è ancora Ferrari a ricordare che per Surtees continuò a conservare una certa stima: “Negli ultimi anni – annotò il Drake - non fece altro che gareggiare contro le Ferrari ma non ottenne mai risultati di rilievo. Fondò anche una sua scuderia e ha avuto la lealtà di scrivermi che queste sue ultime esperienze gli ricordavano come talune mie decisioni, che a quell’epoca ritenne ingiuste, avevano invece valide motivazioni per un costruttore”. Su quel divorzio da un pilota che gli aveva comunque portato in dote un mondiale Ferrari scrisse una frase lapidaria: “So quello che perdo, non so invece cosa perderei se lo confermassi”.
Scese per sempre dalla macchina, Surtees, nel 1972. Era entrato nel mondo delle corse a 11 anni e dalle corse però non uscì mai. Amava ancora farsi vedere ai circuiti durante le gare, riconosciuto da tutti. Era diventato Big John. L’unico che fino all’ultimo ha potuto parlare alla pari con Valentino Rossi e Michael Schumacher.
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