ROMA. Nel segno dell’esperienza e della continuità, Carlo Tavecchio, è stato confermato alla presidenza della Federcalcio per il prossimo quadriennio. Dopo aver sconfitto tre anni fa Demetrio Albertini, l’ex presidente della Lega dilettanti ha avuto la meglio su Andrea Abodi, con il 54,03% dei voti. Se nel 2014, oltre all’avversario di turno aveva dovuto superare anche la gaffe su 'Optì Pobà, oggi il capo del calcio italiano ha messo sul piatto il peso della carica e del lavoro svolto, ottenendo l’appoggio dei dilettanti, gran parte dei club professionistici, oltre che di allenatori e arbitri, un tempo avversari.
Sindaco democristiano di Ponte Lambro (provincia di Como, dove è nato il 13 luglio '43) per quattro mandati di fila (dal 1976 al 1995), Tavecchio comincia la sua marcia da dirigente sportivo come consigliere del Comitato regionale Lombardia della Lnd. Dal 1992 è vicepresidente e nel 1996 è eletto al vertice del Comitato della Lombardia. Nel 1999 diventa presidente della Lega dilettanti, che sotto la sua guida cresce per tesserati, società e fatturato. Nel 2007 diventa vicepresidente della Figc, vicario dal 2009. Prima di dedicarsi alla carriera da dirigente sportivo, Tavecchio è stato esponente della Dc e dirigente della Banca di Credito Cooperativo dell’Alta Brianza. Salito sulla prima poltrona della Figc, Tavecchio deve subito affrontare un procedimento dell’Uefa per la gaffe di 'Optì Pobà, che si conclude con una ineleggibilità per sei mesi a cariche Uefa e Fifa.
Altre polemiche e attacchi non mancano, ma con la sua squadra Tavecchio avvia un percorso di riforme, di controllo dei bilanci e di riavvicinamento all’Uefa, con focus principale sulla Nazionale e sui giovani Il primo atto forte è la nomina di Antonio Conte a ct degli Azzurri, esperienza che si conclude in anticipo, dopo un Europeo un pò sfortunato, e non senza qualche punzecchiatura. Dopo Conte, la scelta di Tavecchio cade su Gian Piero Ventura, col mandato di conquistare l’accesso al Mondiale 2018, obiettivo ormai a portata di mano. Il sostegno alla candidatura dello sloveno Aleksander Ceferin, eletto presidente Uefa lo scorso settembre, porta all’assegnazione all’Italia del Campionato europeo U.21 del 2019. La strada delle riforme è più impervia. Quella promessa dei campionati si è al momento arenata ma ora Tavecchio ha quattro anni per riprovarci. (ANSA).
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