ROMA. Dopo quattro kappaò di fila la Lazio rialza la testa nel derby capitolino e lo fa con la veste che le ha dato lustro e storia, nella semifinale di andata di Coppa Italia, che ai tifosi biancazzurri ha ricordato tanto il 26 maggio di quattro anni fa.
Paga dazio la Roma, brutta copia della bella squadra che ha dettato legge a S.Siro. Finisce 2-0 per la squadra di Simone Inzaghi, che ora vede la finale grazie a un gol per tempo di Milinkovic e Immobile, al termine di una gara non scoppiettante, che l'undici biancazzurro è riuscita a incanalare lungo i binari giusti e, soprattutto, a meritare: difesa ultra protetta, Biglia e Milinkovic frangiflutti, con Immobile e F.
Anderson cercare di far male a Manolas e compagni, stasera certo non irreprensibili. Le luci dell'Olimpico si riaccendono di sera dopo un quadriennio, ma nella notte del ritorno alla normalità (anche se non del grande pubblico, soprattutto giallorosso, ancora in polemica-barriere), il vero assente è stato il gioco. A dir la verità anche la Roma, lontana parente della squadra 'forza-4' che ha furoreggiato nelle ultime settimane.
Merito del tecnico biancoceleste che dopo la lezione del 4 dicembre opta per un copertissimo 3-5-2 o addirittura 3-5-1-1, fedele al motto del 'primo non prendere gol' (visto che è la squadra ospitante). La tattica per interrompere il digiuno che dura ormai dal 2013 alla fine paga e l'attacco giallorosso finisce sempre per sbattere contro un muro di maglia biancazzurre.
Cronaca avara di occasioni vere e proprie nel primo tempo: un paio di tentativi innocui della Roma, un colpo di testa e un tiro per la Lazio che alla mezzora - proprio mentre montavano i buuh razzisti all'indirizzo di Rudiger, prontamente diffidati dallo speaker dell'Olimpico - sblocca con una bella azione corale, con F.Anderson che salta Fazio e appoggia per l'accorrente Milinkovic che non ha difficoltà a metterla dentro.
La Roma tiene palla, ha più qualità ma è la Lazio a giocare meglio nonostante le assenze di Radu e Lulic; i nove punti di differenza di campionato davvero non si sono visti stasera. Immobile è fumantino, Felipe Anderson in serata sì e tanto basta per la Roma versione Coppa Italia, con poca benzina e un tecnico che forse avrebbe fatto bene a puntare sul turnover.
Che arrivano tardivi e, soprattutto, inutili. Un gran tiro di Parolo al 13' e un pronta risposta di Salah (palo esterno) al 14' accendono la partita che va avanti a fiammate. L'ingresso di Perotti e El Shaarawy (fuori Paredes e Salah), con Keita dentro per F.Anderson dall'altra parte, non sposta gli equilibri di una gara che la Lazio sembra gestire senza grandi preoccupazioni e certamente con più occasioni per fare il terzo gol che non di subirne uno.
Al 25' Manolas salva un gol che sembrava fatto del senegalese, ma al 34' anche il difensore greco paga pegno: Keita lo salta come un birillo, entra in area e regala un pallone a Immobile da spingere solo in rete: 2-0 che nemmeno il talismano Totti (entrato per i 10' finali) riesce a raddrizzare. E adesso per la Lazio il ritorno del 5 aprile fa meno paura.
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