ROMA. Un'ondata verde che spazza via quelle poche certezze che l'Italia aveva acquisito con ÒShea. La sconfitta con l'Irlanda, dopo l'esordio interno con il Galles, è una disfatta totale che apre tanti punti interrogativi in questo avvio del Sei Nazioni. Al termine degli 80', i Verdi si dimostrano di un'altra categoria, non solo per quel quarto posto nel ranking ma anche per il rugby che giocano, quasi un altro sport rispetto alla lentezza degli azzurri che stavolta puntano solo a difendersi e nonostante questo subiscono 63 punti che si
fanno sentire tutti.
Finisce 10-63 con ben 9 mete degli irlandesi e gli Azzurri apaci di realizzare solo una meta tecnica nel primo tempo oltre a un calcio piazzato nelle uniche due azioni concesse dagli uomini di Schmidt. Troppo poco, alla fine Parisse e compagni escono dall'Olimpico tra i fischi del pubblico. Sul piano del punteggio e della sensazione di impotenza, quello con l'Irlanda è infatti un brusco passo indietro rispetto a sei giorni fa con il Galles.
Conor ÒShea stavolta non può neanche parlare degli errori arbitrali: «Abbiamo giocato contro una squadra che oggi sotto ogni punto di vista era migliore di noi. La cosa interessante è stata la nostra volontà di batterci fino all'ultimo minuto di partita. Avremo giorni migliori, questi sono quelli per cui dobbiamo continuare a lavorare», dice il ct dicendosi «sicuro che questa squadra ha grandi giorni in futuro ma dobbiamo imparare mentalmente e per farlo c'è da cambiare molto nel rugby italiano. Odio giorni come questi...».
La cronaca del match è impietosa, con il dominio irlandese mai messo in discussione, la prima meta verde arriva con Earl al 12', l'Italia segna i primi 3 punti da calcio piazzato con Canna al 15' ma il copione è sempre lo stesso e al 19' la squadra di Schmidt arriva alla seconda meta con Stander (man of the match con tre mete all'attivo oggi), che approfitta di un eccellente suggerimento di Zebo e una dormita generale della difesa azzurra.
Al 26', dopo ben 13 fasi di pick and go l'Irlanda va di nuovo in meta con il centro Earls. Alla mezzora, prima volta che l'Italia si affaccia nei 22 irlandesi e arriva la meta tecnica, ma al 35' arriva - nonostante l'inferiorità numerica per l'espulsione temporanea di D. Ryan - la quarta meta realizzata da Stander che vale agli irlandesi anche il punto di bonus. La partita l'Italia la perde nei primi 40', con 90 placcaggi contro 40 dei rivali, che vincono 3 turn over a zero e corrono 244 metri su 67.
Nella ripresa, stesso leitmotiv, terza meta di Stander prima della girandola di sostituzioni e tre mete consecutive realizzate dal subentrato Gilroy. Sergio Parisse lo ammette senza giri di parole: «Basta piangerci addosso, alziamo questa c... di testa e cerchiamo di far diventare questa nazionale competitiva e capace di vincere. Io ho visto i ragazzi correre e dare l'anima e da capitano sono orgoglioso di loro», tuona Parisse al termine di un lungo colloquio di ÒShea con la squadra nello spogliatoio.
«ÒShea ci ha detto di restare uniti - tuona Simone Favaro, oggi al rientro dopo l'infortunio - la strada è lunga e difficile e la crescita passa anche da momenti come questi. La prima cosa da fare è tirare fuori i coglioni, una cosa che culturalmente abbiamo noi italiani. Noi restiamo dei privilegiati, non bisogna mai mollare niente».
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