Sabato 16 Novembre 2024

L'ex atleta Sicari da tre anni in un letto: "Sto morendo senza sapere perchè"

ROMA. «Quanto sta accadendo al Sant'Andrea  ha superato tutti i limiti, chiedo l'intervento del presidente  Zingaretti e del ministro Lorenzin, che mi diano la possibilità  di ripetere tutti gli esami affinchè io possa avere una diagnosi  certa. Io non voglio accusare nessuno ma sono sicura che  qualcosa è stata gestita in modo superficiale». È l'appello  della ex maratoneta azzurra, Vincenza Sicari, in merito al suo  caso clinico che la rende impossibilitata a deambulare a causa  di una presunta malattia neuromuscolare dal dicembre 2014.  E  che a questo punto le fa alzare un urlo di disperazione: «ditemi  di cosa sto morendo».      In realtà, la diagnosi dell'ex maratoneta è un incognita  totale. Dopo diversi ricoveri in molteplici strutture  ospedaliere, l'ultima dal 21 novembre 2016 al Sant'Andrea di  Roma dove, parallelamente alle dimissioni in assenza di una  diagnosi certa i medici hanno deciso comunque di provvedere  all'esecuzione di una Pet e di risonanze magnetiche. Un  atteggiamento che ha fatto rompere gli indugi ai legali  dell'atleta, Giorgia La Leggia e Luana Sciamanna, che in una  conferenza stampa presso la sede della Fidal a Roma, oggi hanno  lanciato l'appello alle istituzioni: «Chiediamo al presidente  della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e al ministro della  Salute, Beatrice Lorenzin, il trasferimento della Sicari al  Policlinico di Tor Vergata finalizzato a effettuare tutti gli  accertamenti possibili per accertare la diagnosi della patologia  che la rende immobile su un letto di ospedale da tre anni.  Qualcuno finora non è stato in grado di darla o non ha voluto,  noi chiediamo di mettere un punto a questo calvario». Alle ore 14 di oggi le due legali saranno intanto accolte  dalla segreteria della presidenza della Regione. Alla conferenza  stampa di oggi ha preso parte anche il presidente della Fidal,  Alfio Giomi: «Abbiamo seguito sul piano affettivo la vicenda di  Vincenza Sicari fin dall'inizio - il suo pensiero - Apprezziamo  l'atteggiamento professionale con cui il collegio difensivo  approccia il problema. Qui non si incolpa nessuno, ci aspettiamo  tutti di avere una diagnosi che possa mettere la parola fine,  speriamo nel migliore dei modi, alla vicenda».

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