ROMA. «Quanto sta accadendo al Sant'Andrea ha superato tutti i limiti, chiedo l'intervento del presidente Zingaretti e del ministro Lorenzin, che mi diano la possibilità di ripetere tutti gli esami affinchè io possa avere una diagnosi certa. Io non voglio accusare nessuno ma sono sicura che qualcosa è stata gestita in modo superficiale».
È l'appello della ex maratoneta azzurra, Vincenza Sicari, in merito al suo caso clinico che la rende impossibilitata a deambulare a causa di una presunta malattia neuromuscolare dal dicembre 2014. E che a questo punto le fa alzare un urlo di disperazione: «ditemi di cosa sto morendo». In realtà, la diagnosi dell'ex maratoneta è un incognita totale. Dopo diversi ricoveri in molteplici strutture ospedaliere, l'ultima dal 21 novembre 2016 al Sant'Andrea di Roma dove, parallelamente alle dimissioni in assenza di una diagnosi certa i medici hanno deciso comunque di provvedere all'esecuzione di una Pet e di risonanze magnetiche. Un atteggiamento che ha fatto rompere gli indugi ai legali dell'atleta, Giorgia La Leggia e Luana Sciamanna, che in una conferenza stampa presso la sede della Fidal a Roma, oggi hanno lanciato l'appello alle istituzioni: «Chiediamo al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il trasferimento della Sicari al Policlinico di Tor Vergata finalizzato a effettuare tutti gli accertamenti possibili per accertare la diagnosi della patologia che la rende immobile su un letto di ospedale da tre anni. Qualcuno finora non è stato in grado di darla o non ha voluto, noi chiediamo di mettere un punto a questo calvario».
Alle ore 14 di oggi le due legali saranno intanto accolte dalla segreteria della presidenza della Regione. Alla conferenza stampa di oggi ha preso parte anche il presidente della Fidal, Alfio Giomi: «Abbiamo seguito sul piano affettivo la vicenda di Vincenza Sicari fin dall'inizio - il suo pensiero - Apprezziamo l'atteggiamento professionale con cui il collegio difensivo approccia il problema. Qui non si incolpa nessuno, ci aspettiamo tutti di avere una diagnosi che possa mettere la parola fine, speriamo nel migliore dei modi, alla vicenda».
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