MILANO.Chi vuole conquistare il Giro d'Italia numero 100 dovrà farsi trovare pronto subito. Ben prima delle Alpi, rischiano di essere determinanti l'arrivo a quasi duemila metri sull'Etna, alla 4/a tappa, e quello a 1.655 metri sul massiccio abruzzese del Blockhaus alla 9/a. È infatti più dura del solito nei primi dieci giorni l'edizione 2017 della corsa rosa organizzata da RCS Sport/La Gazzetta dello Sport, che partirà da Alghero venerdì 5 maggio e si concluderà il 28 con la cronometro finale, dall'Autodromo di Monza al Duomo di Milano, dopo aver toccato Sardegna e Sicilia per la seconda volta dopo l'edizione del '61, attraversato Calabria e Puglia, gli Appennini del centro Italia anche per rendere omaggio alle popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto, e infine le scalate alpine: cerchiata in rosso è la 16/a tappa, Rovetta-Bormio, con due vette sopra i 2.500 metri.
È il primo Giro da presidente di Rcs per Urbano Cairo, che debutta paragonando le imprese dei ciclisti ammirati da bambino con l'ultima impresa imprenditoriale: «Quelle salite erano troppo pesanti... era più facile scalare la Rizzoli». Uno dei suoi miti, Francesco Moser, ha qualche dubbio: «In questo Giro c'è troppa salita». I campioni del presente non si sbilanciano fino a questo punto ma forse tante insidie non se le aspettavano. Fabio Aru è felice per la partenza dalla sua Sardegna e consapevole che sull'isola anche tappe semplici possono complicarsi col vento. Il ventiseienne dell'Astana ancora non sa se sarà al via («Con la squadra decideremo i programmi a novembre»), ma è sicuro che sarà «un Giro impegnativo».
Più o meno sono gli stessi ragionamenti del rivale e ormai ex compagno di squadra Vincenzo Nibali, che a sua volta alla 5/a tappa ha la chance di arrivare nella sua Messina in maglia rosa. Sempre che il giorno prima non si faccia sorprendere dall'arrivo a quasi duemila metri sull'Etna, non meno impegnativo del Blockhaus, alla vigilia della cronometro Foligno-Montefalco (39,2 km) fra i vigneti del Sagrantino. «Un Giro troppo duro? Ci sono dei passaggi veramente impegnativi - ha risposto dopo averci pensato su il vincitore delle edizioni 2013 e 2016, che da stasera sarà in ritiro con il nuovo team, Bahrain Merida -. È duro, ma le due cronometro danno equilibrio. È simile a quelli che ho vinto in passato. Bisogna essere pronti dall'inizio alla fine. Se si partecipa bisogna arrivare con una condizione invidiabile».
Altrimenti è impossibile essere ancora in gioco quando, dopo l'ultimo giorno di riposo, dalla 16/a tappa entrano in scena le grandi salite: la Rovetta-Bormio (con Mortirolo, Cima Coppi sullo Stelvio a 2.758 metri, e un breve sconfinamento in Svizzera per la scalata all'Umbrailpass, 2.502 metri), la Tirano-Canazei, il tappone Dolomitico Moena-Ortisei con 4 passi (Pordoi, Valparola, Gardena e Pinei) e la San Candido-Piancavallo, quarto arrivo in salita della corsa, prima della Pordenone-Altopiano di Asiago, con un finale tutto in ascesa. Ultimo atto è la cronometro di 28 chilometri. «Se gli organizzatori non avessero fatto arrivare a Milano il Giro del centenario mi sarei incatenato da qualche parte», ha detto il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala. Ma se fosse sopravvissuta la candidatura olimpica di Roma2024 l'ultimo traguardo molto probabilmente sarebbe stato nella Capitale.
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