MOSCA. Lo scandalo doping che ha travolto la Russia sembra non finire mai. Questa volta a farne le spese sono stati gli atleti paralimpici, che si sono visti negare la partecipazione ai Giochi di Rio 2016. Il Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna ha infatti respinto il ricorso presentato dal Comitato Paralimpico russo contro l'esclusione degli atleti. Una decisione che a Mosca ha suscitato un vero e proprio shock - e dunque dichiarazioni al vetriolo. Il Ministro dello Sport russo Vitali Mutko si è scagliato contro la sentenza definendola "non legale ma politica". "Non c'erano ragioni per non accogliere il ricorso, tuttavia è accaduto", ha aggiunto. Molto duro anche il premier Dmitri Medvedev. Che sulla sua pagina Facebook ha definito la storia del doping russo un cocktail "disgustoso" in cui "l'80% è dato da ragioni politiche" e il "20% dal doping" vero e proprio, una strategia contro lo sport russo, gli atleti russi e la Russia come Stato. L'esclusione degli atleti paralimpici dai Giochi di Rio - ha tuonato - "è un colpo a tutti i disabili, non solo quelli russi" ed è motivato "dal desiderio di alcuni alti funzionari del movimento Paralimpico di eliminare forti avversari". A esprimere sdegno è stata anche Yelena Isinbayeva, la campionessa di salto con l'asta e membro del Comitato Olimpico Internazionale. "E' una sentenza ingiusta e disonesta, senza scrupoli e crudele", ha commentato a caldo. "Ci aspettavamo che la maggioranza della squadra potesse partecipare... si tratta di una decisione tremenda". Al contrario, il Comitato Paralimpico Internazionale si è detto "soddisfatto" della decisione del Tas e ora procederà alla ridistribuzione dei 267 posti conquistati a suo tempo dagli atleti russi. Il Comitato Paralimpico Russo presenterà appello contro la sentenza del Tas presso la Corte Suprema svizzera. Ma il procedimento "prenderà 1 o 2 anni e quindi i paralimpici russi non potranno competere ai Giochi 2016", ha spiegato Alexei Karpenko, il legale che segue il caso. Secondo il Tas, la decisione dell'Ipc "è proporzionata ai fatti", anche perchè - si legge nel comunicato - la Russia "non ha allegato alcuna prova che contraddica" quanto emerso nelle scorse settimane. L'Ipc insomma è arrivata dove nemmeno il Cio un mese fa era riuscito, demandando alle singole Federazioni russe (a parte l'atletica, già bocciata) la decisione di far competere o meno ai Giochi di Rio gli atleti ritenuti 'puliti'. Per il Comitato paralimpico internazionale, invece, il rapporto McLaren proverebbe l'esistenza, in Russia negli ultimi 4 anni, di un sistema corrotto e inaffidabile, incapace di adempiere alle sue responsabilità e agli obblighi di rispettare il Codice Antidoping Ipc e, più in generale, il Codice mondiale antidoping. Intanto il presidente del Comitato paralimpico bielorusso, Oleg Shepel, ha chiesto che gli atleti bielorussi possano far sfilare alla cerimonia di apertura delle Paralimpiadi di Rio non solo la propria bandiera ma anche quella russa.