ROMA. Niente stop generalizzato, il team della Russia, atletica a parte, potrà partecipare all'Olimpiade di Rio de Janeiro. Il Cio ha deciso così, dopo la riunione dell'Esecutivo dedicata alle conclusioni del rapporto che la Wada aveva commissionato al suo consulente Richard McLaren.
Il cosiddetto 'doping di Stato' a Mosca e Sochi è un fatto inconfutabile, e sono emerse molte prove al riguardo, ma non per questo per la Russia è stato previsto il bando totale, «perchè un atleta non deve soffrire o essere sanzionato - ha spiegato il presidente Thomas Bach - per un sistema di cui non faceva parte. A qualcuno questa decisione non piacerà, ma è stata presa, dopo che abbiamo dibattuto a lungo: non ci siamo regolati in base a ciò che ci si aspettava ma in base al desiderio di fare giustizia a favore degli atleti puliti».
Ora la palla passa alle federazioni internazionali dei vari sport che teoricamente, come ha già fatto la Iaaf, potrebbero decidere di mettere al bando la Russia. C'è già chi ha detto che non lo farà, come nuoto, pugilato, ginnastica, lotta e judo, e chi per ora si è limitato a precisare, è il caso del tiro, che i tre casi di atleti russi positivi citati anche nel comunicato del Cio, e i cui nomi non sono stati resi noti, sono stati in realtà regolarmente 'registratì (quindi non si tratta di test alterati) e in ogni caso «non fanno parte della squadra olimpica della Russia».
A tutto ciò ha replicato, commentando la decisione del Cio, il Ministro dello Sport (e presidente della federcalcio) della Russia, Vitaly Mutko che si è detto «riconoscente. La scelta fatta oggi è oggettiva, adottata nell'interesse del mondo sportivo e per l'unità della famiglia olimpica». Il ministro si è detto «assolutamente convinto che la maggioranza della squadra nazionale russa rispetterà i criteri fissati dal Cio».
L'unico paletto che non potrà essere 'aggirato' è che il comitato olimpico russo non potrà portare in Brasile atleti, di qualsiasi disciplina, che in passato siano stati sospesi per doping, anche se hanno interamente scontato la pena. E per questo motivo non potrà gareggiare in Brasile, nemmeno sotto bandiera neutrà, Yulia Stepanova, la mezzofondista russa che ha fatto emergere lo scandalo del doping russo dopo la sua positività nel 2013.
Il bando rimane anche per funzionari e dirigenti citati nel rapporto McLaren. E intanto il Presidente Vladimir Putin ha fatto sapere che non sarà presente alla cerimonia di apertura del 5 agosto, contrariamente a quanto previsto in un primo momento. Molto dura la presa di posizione dell'Usada, l'agenzia antidoping statunitense che era stata fra coloro che avevano chiesto il bando totale della Russia. «Il Cio si è rifiutato di prendere una decisione e di giocare un ruolo leader in un momento chiave per gli atleti puliti e per il movimento olimpico - sono le parole del presidente dell'agenzia Travis Tygart, citate in una nota dell'ente -. La partecipazione della Russia è una pessima notizia per i diritti degli atleti puliti. Tutto ciò è frustrante». Critiche anche sulla scelta di escludere dall'Olimpiade carioca Yulia Stepanova, l'atleta russa che per prima aveva denunciato il sistema di somministrazione di sostanze proibite: «tutto ciò - secondo Tygart - certo non spingerà altri atleti a parlare in futuro». Difficile dargli torto.
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