Lunedì 23 Dicembre 2024

Italia-Germania, la vigilia più lunga. Conte: "Vincendo contro di loro diventiamo grandi"

BORDEAUX. «Noi del calcio viviamo per  provare momenti come questi: ho detto ai miei giocatori che  dobbiamo cavalcare l'onda emotiva per provare a compiere  l'impresa e diventare grandi». La vigilia più lunga per Antonio  Conte scorre tra 'semplicì problemi di formazione (De Rossi è  praticamente fuori, sarà già un successo portarlo in panchina,  «Ma chi lo sostituirà sa come affrontare determinate situazioni  di gioco») e questioni epocali: «Con i tedeschi - ammette per la  prima volta in questo europeo, palesando una prudenza confinante  con la rassegnazione - è la sfida più dura, sono i più forti al  mondo, noi siamo già andati oltre il tunnel della mancanza di  talento del calcio italiano di questi anni. E ci siamo riusciti  grazie al lavoro di 23 splendidi ragazzi». Ecco, il lavoro: e la  dedizione. Sono queste, e certo non la cifra qualitativa, le  armi di Conte per affrontare una gara tecnicamente da tutti  considerata impari: connotata però di suggestioni che la rendono  storicamente indecifrabile.      La partita infinita tra Italia e Germania infatti va avanti  da una vita in tutti i campi: senza scomodare il Piave e l'otto  settembre, a dividere i due paesi bastano letteratura, cinema,  musica, diritto, per non parlare della Merkel e del suo rigore,  che non è quello calcistico ma sembra fischiato da un arbitro  non precisamente imparziale. Lo spartiacque, la metafora di  tutto, è però da 46 anni indiscutibilmente proprio una partita  di pallone: Italia-Germania4-3, declinata tutto attaccato, è  gara di calcio che si fa punto fermo della memoria. È la vita  condensata in 120 minuti e a deciderla fu Gianni Rivera con una  giocata istintiva e geniale come sanno esserlo spesso nella vita  di tutti i giorni gli italiani. Molto meno, però, nel calcio di  adesso. Ma c'è un punto di contatto tra quell'Italia e gli  azzurri che domani sfideranno i campioni del mondo a Bordeaux:  come quell'Italia dell'Azteca, la squadra di Conte gioca senza  risparmio e calcoli ed offre spettacolo ed emozioni. Basterà  domani? «Loro - ribatte il ct - hanno tutto quello che può  avere una squadra forte: tecnica, talento, fisicità,  organizzazione di gioco. Dovessimo tornare a un mese fa non ci  sarebbe partita, oggi siamo qui a giocarcela. Avremo grandissime  difficoltà, ma - si riprende - nessuno parte battuto, abbiamo le  nostre conoscenze e le nostre certezze. Rispetto all'amichevole  persa 4-1 a fine marzo loro sono cresciuti ulteriormente, noi  pure però: e tanto». Nega segnali di appagamento nel gruppo  azzurro. E si innervosisce quando qualcuno gi chiede se non tema  di avere «stressato» troppo i giocatori. «Non so se avrebbero  preferito stare a casa: se devo stare attento a non  stressarli...Qui ci sono problemi ben più gravi. Tanti  diffidati? Non è una preoccupazione, tanto non c' è domani per  chi perde». Appunto, e per lui - nel caso malaugurato - in  azzurro ce ne sarebbe ancora meno. L'avvenire è il Chelsea. Per  questo chiude a futura memoria prima di andare a vivere con il  gruppo azzurro la sua vigilia più lunga: «A inizio europeo  avevamo poca credibilità a parte di tutti, non solo da parte dei  giornalisti italiani. Però grazie a 23 splendidi ragazzi che  lavorano insieme e si aiutano stiamo superando ostacoli  insormontabili. Perchè non credere di farcela anche con questo?  Basta fare qualcosa di Superstraordinario». Dice proprio così: e  con la tenacia che mette nel tentativo di motivare i suoi contro  i titani tedeschi si merita il perdono per il neologismo.

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