LONDRA. La Premier League ora trema. Con la vittoria del Brexit il massimo campionato di calcio inglese rischia di indebolirsi, andando incontro anche ad un deprezzamento del valore commerciale della Premier che, nell'ultimo accordo per il triennio 2016-2019, ha raggiunto il valore di 7 miliardi di euro: con meno campioni le tv non pagherebbero gli stessi soldi.
Ma i problemi non saranno solo di natura economica per i club inglesi che dovranno fronteggiare una rivoluzione che mette in pericolo anche la stessa competitività dei top club nelle coppe europee. Le leggi comunitarie infatti consentono il libero spostamento dei lavoratori all'interno degli Stati membri. Ma ora stelle come Martial, Payet, Kantè, tesserati come comunitari, ma anche gli stessi italiani, da Darmian a Giaccherini, passando per Pellè e Ogbonna, quando la norma cadrà non sarebbero in regola insieme ad oltre 150 calciatori.
Secondo i calcoli della Federcalcio britannica sui trasferimenti di mercato degli ultimi cinque anni, il 33% dei calciatori sarebbe ora a rischio. Inoltre in Inghilterra come in Spagna i club migliori si prendono i più bravi talenti da ragazzini. I trasferimenti di minorenni sono infatti la regola, e con la Brexit non lo saranno più. Perchè il regolamento della Fifa li consente soltanto all'interno dello Spazio economico europeo, al quale aderiscono anche Paesi non membri della Ue (Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein).
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