GREVE IN CHIANTI. Le conseguenze della pioggia possono stravolgere una gara, non frantumare i sogni del signor Brambilla. Crono dai due volti quella del Chianti Classico, 40 km tra i vitigni toscani, condizionata dal maltempo che imperversa da metà corsa in poi: la prima parte, quella baciata dal sole, arride a Primoz Roglic e suona come un risarcimento degli Dei delle due ruote allo sloveno con un passato nel salto con lo sci che ad Apeldoorn aveva perso la crono d'apertura del Giro per un solo centesimo di secondo in favore del beniamino di casa Tom Dumoulin. Il secondo volto è quello felice e ancora un pò spaesato di Gianluca Brambilla. Il veneto, dopo l'impresa sullo sterrato dell'Alpe di Poti, si libera dell'etichetta di eroe per un giorno e tiene duro anche nella prova contro il tempo tenendo meritatamente la maglia rosa anche se per un solo secondo sul compagno di squadra lussemburghese Bob Jungels in un finale ad altissimo pathos. Oltre ogni pronostico la gara di Brambilla: nella corsa ristretta ai big, tutti sui pedali con la pioggia battente a rendere la strada una saponetta, cede 7" allo specialista Tom Dumoulin ma mette in riga Nibali, Landa e Valverde cui ruba dagli 8 ai 15» e infligge distacchi pesanti a tre clienti scomodi come il russo Zakarin (che paga dazio alla sfortuna cadendo due volte proprio sul più bello dopo aver fatto segnare l'intertempo migliore) e i colombiani Uran Uran e Chaves messi a distanza di sicurezza nella graduatoria generale. «Ho dimostrato - sottolinea con un pizzico d'orgoglio la maglia rosa - che ho meritato di prendere la maglia e che quello che ho fatto ieri non è un caso». Ora Brambilla sembra averci preso gusto: «Ero qui per una tappa, e l'ho vinta, assieme alla maglia rosa. Ora so che mi attendono due settimane toste in cui può succedere di tutto. Ma io sono sereno e non farò un dramma se dovessi perderla. Prima però mi piacerebbe vincere un'altra tappa». Già perchè il signor Brambilla sembra un elogio di quella normalità senza fronzoli che sarebbe piaciuta a Oriana Fallaci che a Greve in Chianti era di casa, e se non fosse per la fila di tifosi che lo attende per un selfie, o per quel telefono che è andato in tilt per i tanti messaggi ricevuti («Non riesco a chiamare mia moglie, lo devo spegnere e riavviare»), per lui tutto scivolerebbe assolutamente uguale a prima, quando era uno dei tanti nel plotone dei 190 al Giro. «Anche stamattina - spiega - ho fatto esattamente le cose di sempre. Penso che se mi è andata bene finora perchè dovrei cambiare le mie abitudini?». Con Brambilla che porta avanti il suo sogno, i candidati alla maglia rosa si riposizionano. Nibali e Valverde si marcano stretti, tra sorpassi e controsorpassi (ora il siciliano, quinto, sopravanza lo spagnolo di 2«). "Sentivo che la bici galleggiava e non ho voluto prendere rischi - ha detto alla fine Nibali - non volevo finire per terra. Meglio arrivare integri alle prossime due settimane, ma ho avuto sensazioni positive". Con Dumoulin frenato dalla pioggia nella gara che avrebbe dovuto favorirne il rilancio, dietro di loro non molla Mikel Landa, oggi molto positivo su un terreno a lui non congeniale. Domani il Giro osserva il secondo dei tre giorni di riposo previsti. Si torna in sella martedì 17 con arrivo a Sestola, sull'Appennino modenese. Per il signor Brambilla una buona occasione per continuare a sognare.