ROMA. Tra le rovine di Roma rinasce un figlio azzurro. Di nuovo su strada, Alex Schwazer batte il suo passato: vince la 50km ai mondiali di marcia a squadre e si qualifica per Rio 2016. Un'impresa non solo sportiva, un viaggio all'inferno e ritorno che non placa e non placherà le polemiche per il suo ritorno alle gare ufficiali, dopo la fine dei 3 anni e 9 mesi di squalifica scontati per doping.
Per lui resta "un'emozione bellissima", in una giornata da incorniciare. Alle Terme di Caracalla va in scena forse l'imprevedibile, con l'altoatesino che non solo vince, ma lo fa in sole 3 ore 39'00'', fissando il secondo miglior risultato mondiale di stagione e trascinando con sé anche gli altri azzurri: De Luca quarto, Caporaso quinto, Giupponi sesto, Tontodonati nono. Battute Ucraina, Ecuador, Spagna e Colombia, medaglia d'oro a squadre per gli azzurri: "Abbiamo fatto vedere che la marcia italiana esiste, deficitaria nella 20km, ma campione del mondo nella 50km. Se devo dire l'atleta che mi ha stupito di più è Teodorico Caporaso".
Si dice soddisfatto il presidente della Fidal, Alfio Giomi, che su Schwazer si limita a sentenziare: "Ha dimostrato che nell'atletica si può vincere anche senza doparsi". Poco prima però, lo stesso altoatesino aveva detto che "se la regola fosse quella della squalifica a vita, tanti dopo il 2008 che sono arrivati davanti a me sarebbero stati squalificati ed io a quel punto non mi sarei dopato".
Chiaro il riferimento ai russi, vera ossessione di Alex all'alba di Londra 2012. "Penso che in Italia - il concetto di Schwazer - io sia uno dei pochi che ha chiesto scusa. Me la sono voluta, ora cerco di ripartire con nuovi obiettivi". All'arrivo di ogni atleta azzurro, l'abbraccio di Giovanni Malagò tornato sorridente dopo la delusione delle 20km di ieri: "Alex ha avuto la forza di crederci - le parole del numero uno del Coni -, credo che il merito sia tutto in lui e in Sandro Donati".
Un successo che secondo Malagò dovrebbe invece contribuire a far tornare il sereno attorno a Schwazer e alla squadra azzurra: "Le polemiche - si dice sicuro il capo dello sport italiano - sono sempre all'ordine del giorno, ma se il buonsenso prevale i discorsi dovrebbero finire qui. Ci sono le premesse, anche con le ragazze, di fare a Rio cose importanti". A fine gara Alex ha tenuto a precisare che "la vittoria è della squadra, in gruppo siamo stati benissimo", ma non solo all'interno della squadra di marcia dovrà consumarsi il chiarimento.
Nonostante la richiesta di "abbassare i toni" dei capitani azzurri Donato e Vizzoni, è ancora forte il dissenso, a cominciare dal nuovo atleta simbolo azzurro, Gianmarco Tamberi. Le polemiche continuano, anche all'esterno. Tanto che oggi l'australiano, Jared Tallent, staccato di 3'36'', non gliele ha mandate a dire: "La percezione che si ha da fuori - le parole del campione olimpico a Londra 2012 - è che abbia vinto ancora una volta uno che bara". L'altoatesino liquida tutto con sarcasmo: "Forse era un po' stanco alla fine, poi stato poco con me...".
Tra i due è calato il gelo, così come lo scambio di vedute tra Donati e il coach australiano, Brent Vallance, che gli ha detto: "Non condivido la tua scelta di allenarlo". Non è un caso che Donati a fine gara abbia manifestato tutta la sua "amarezza, perché abbiamo combattuto con l'odio di gente che ha scaricato contro di me e contro Alex una violenza inaudita".
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