ROMA. La Roma si ferma sul più bello e come dieci anni fa (era il 5 marzo 2006) c'è ancora l'Inter sulla sua strada a stopparne la corsa record e i residui sogni scudetto. Allora sempre con Mancini in panchina i nerazzurri bloccarono i giallorossi reduci da 11 vittorie di fila con Materazzi al 90', un copione che si è ripetuto stasera all'Olimpico dove Roma e Inter si spartiscono la posta (1-1 il risultato finale) che non serve a nessuno. Ai punti meglio però gli ospiti che pur molto incerottati (Icardi, Palacio, Jovetic e Kondogbia out) svolgono il compitino con diligenza, una prestazione certo non scintillante ma ordinata e incisiva. Ma contro la Roma è però bastata e avanzata. La truppa di Spalletti spreca l'ennesimo big match stagionale che avrebbe potuto dare un senso alla stagione (Juve, Real, la stessa Inter all'andata sono lì a dimostrarlo) e mostrano di dover lavorare ancora parecchio per aspirare a qualcos'altro. L'occasione era davvero ghiotta, con i nerazzurri senza mezzo attacco ma col piglio giusto, sapendo che l'appuntamento dell'Olimpico è di quelli da non fallire. Se Mancini lamenta assenze importanti, Spalletti ha recuperato tutti, Totti compreso che però si accomoda come sempre in panchina, accanto a Dzeko. Spalletti preferisce l'attacco agile e veloce, con Keita confermato davanti alla difesa e Perotti ad agire da boa. Ma il disegno tattico non funziona come le altre volte. L'avversario è certamente di ben altra portata rispetto alle ultime uscite ma i padroni di casa dopo un avvio travolgente (Perotti al 3' sfiora la traversa) si spegne, merito della tenaglia Medel-Brozovic che leva l'aria a Perotti e tiene in costante pressing il portatore di palla avversario. I 'soldatini' di Spalletti conoscono bene i compiti e li svolgono alla perfezione ma senza l'incisività che li ha portati ad essere l'attacco più prolifico del campionato. L'Inter si affida alle ripartenze, sfruttando la velocità di Biabiany e per poco Perisic non inventa il tiro perfetto: provvidenziale il muro di Florenzi. Al 10' grande penetrazione di Perotti per El Shaarawy che crossa, con la palla che passa danza davanti la porta di Handanovic senza trovare la gamba giusta. La prima azione nerazzurra arriva al 18' con una percussione di Ljajic che spaventa non poco i suoi ex compagni: un mani di Eder vanifica però tutto. L'Inter aspetta. Sa che con la velocità dei suoi attaccanti può far male e dopo aver fatto sfogare la Roma per i primi 20' comincia piano piano a prendere in mano il boccino del gioco, soprattutto sulla corsia sinistra dove Nagatomo e Perisic tengono in apprensione (oltre che basso) Florenzi. Alla mezzora Brozovic, pescato dall'onnipresente Ljajic, poi sparito alla distanza, solo dal limite dell'area, avrebbe i jolly ma svirgola sciaguratamente. La partita vive di folate: una di queste (40') offre un gran destro a El Shaarawy che Handanovic respinge da campione. Il match va a strappi e c'è bisogno di una giocata d'autore (o di un errore) per cambiare lo spartito. Ci pensa Manolas che a inizio ripresa sbaglia un facile alleggerimento innestando l'asse slavo (Ljajic-Brozovic-Perisic) che non perdona. L'ex Wolfsburg entra in area e di sinistro batte Szczesny non esente da colpe. La botta subita rimescola le carte con Spalletti che manda dentro Dzeko per Keita e abbassa Pjanic. Un modulo a trazione anteriore che ha il merito di produrre palle gol che però l'attaccante bosniaco riesce sempre malauguratamente a buttare al vento: come al 24' quando a tu per tu con Handanovic spara incredibilmente in curva Sud. L'Inter ha la colpa di ritrarsi e la Roma ne approfitta. A metterci lo zampino (involontariamente) è Dzeko che al 39' si gira si gira al limite dell'area e ciabatta malamente il destro che si trasforma in un assist per Nainggolan che in tap-in anticipa Miranda infila Handanovic. Il resto è solo caos (da una parte e dall'altra) con il bosniaco che riesce involontariamente (o comicamente) a stoppare un gran tiro di El Shaarawy indirizzato all'angolino. L'1-1 finale timbra un serata che finisce in modo anonimo per entrambi: per chi, dopo 8 vittorie di fila, cullava ancora qualche sogno tricolore, e per chi, in vantaggio, fino all'80', sperava di riaprire il minitorneo Champions.