ROMA. Stavolta niente tracolli, batoste, collassi: la Roma formato Champions perde una partita 'normale', e forse immeritatamente, contro il Real Madrid e il risultato di 0-2 è certamente bugiardo per i giallorossi che hanno comunque tenuto testa ai galacticos per buona parte del match. Decide, come al solito, una perla del tre volte Pallone d'Oro Cristiano Ronaldo, un fuoriclasse capace di segnare 90 reti in 125 partite di Champions (12 solo in questa stagione). Spalletti avrebbe forse fatto volentieri a meno di questo esame europeo ma tant'è, servirà per crescere e far capire che l'Europa dei grandi è un'altra cosa. Contro la corazzata merengue del nuovo corso (con Zidane in panca sette partite, sei vittorie e una miriade di reti) nemmeno la storia è stata dalla parte dei giallorossi che hanno mostrato evidenti miglioramenti nella tenuta fisica, ma scarso appeal con il gol. La Roma, ormai vaccinata contro i tracolli made in Europe (7-1 o 6-1 che dir si voglia) è apparsa stasera una squadra psicologicamente e fisicamente migliore e più quadrata ma alla fine ha pagato lo scotto all'esperienza e al 'sangue blu' calcistico. Il 4-1-4-1 scelto da Spalletti, con Vainqueur davanti alla difesa, Perotti terminale offensivo al posto di Dzeko in panchina, almeno per un tempo ha dato i suoi frutti. Il fraseggio è sempre nei piedi di Modric e Kroos ma è la Roma a pungere nelle ripartenze. Nel primo tempo ne confeziona due pericolosissime che, a parti invertite, avrebbero fruttato due reti: ma Salah prima e El Shaarawy poi le sprecano (nel caso dell'ex Monaco grazie anche ad un provvidenziale recupero di Varane). A deludere nei primi 45' sono soprattutto le merengue che non sembrano la nuova fabbrica del gol di Zizou. James non è Bale (soprattutto non ha la sua velocità) e Benzema è un fantasma. Così tocca al fischiatissimo CR7 prendere l'iniziativa che però viene sistematicamente bloccata con le buone (Salah in raddoppio su Florenzi) e le cattive. L'unica azione degna di nota la confezione al 34' sempre lui che si inventa un filtrante per Marcelo che per poco non confeziona un eurogol al volo. La Roma è bella a metà: l'assenza di Dzeko non offre punti di riferimento a Ramos e Varane ma a soffrirne è anche l'attacco giallorosso, cui mancano la profondità e i centimetri. Perotti è bravo a farsi trovare tra le linee ma davanti diventa pi difficile trasformare in occasioni le buone intenzioni. Il secondo tempo sembra foriero di buone nuove per i giallorossi che alzano il pressing su Modric e Kroos, pronti a ripartire. Al 10' uno splendido lancio di 35 metri di Florenzi innesca El Shaarawy che stoppa alla grande ed entra in area, dove trova il muro Keylor Navas (e forse anche una gamba galeotta che fa gridare al rigore). Passa un minuto e l'asso portoghese, fino ad allora fumoso e irridente, s'inventa un gol "alla Ronaldo": fuga sulla sinistra, stop a rientrare e tiro a giro, leggermente deviato da Florenzi, sul palo lontano di Szczesny. Il gol ha l'effetto di stordire i padroni di casa e così Spalletti pensa bene di scuoterli inserendo Dzeko per l'esaurito El Shaarawy. Il limite della Roma sta nel voler cercare sempre l'ultimo passaggio quando a volte il tiro dalla distanza potrebbe risultare più proficuo. Salah (tra i migliori per corsa ma davvero fumoso negli ultimi 15 metri) riesce sempre a sprintare ma una volta dentro manca ogni volta il guizzo. Corri e corri, l'egiziano non riesce più a raddoppiare su CR7 che si trova spesso uno contro uno con Florenzi e al 35' si mangia un gol fatto: cross al bacio di James, colpo di testa a botta sicura che lambisce il palo. Un minuto prima era stata però la Roma a rendersi pericolosa con un bolide di Vainqueur che per un pelo non passa alla storia. Proprio il francese (tra i più positivi) al 77' lascia il campo a De Rossi: Rudiger passa a destra e Florenzi sale a dare copertura. Dzeko al 35' fa gridare al gol ma la palla scivola sull'esterno della rete. La Roma non ne ha più e così quasi naturale arriva il raddoppio del Real: questa volta la responsabilità è di Digne che permette a Jesè di entrare fin dentro l'area e di bucare Szczesny. Uno schiaffone che rischia di rinverdire vecchie paure, ma i giallorossi sono bravi a contenere gli avversari e chiudere tra gli applausi di un Olimpico finalmente gremito e che per qualche minuto rivede anche Francesco Totti.