MILANO. Una donna capricciosa intriga e non annoia, dice Adriano Galliani poco prima della partita, riprendendo la metafora di Mihajlovic: il Milan di questa sera è vivo, divertente, non delude e soprattutto non fa i capricci. Gioca bene e vince alla grande, 4-1, su una Sampdoria scialba e senza mordente. La mano di Montella ancora non si vede, nonostante le attese e le speranze che il presidente Ferrero appunta su di lui. I rossoneri trovano un grande Niang che dimostra di aver imparato la lezione di Genova, presentandosi in campo come un giocatore maturo e scafato a dispetto dei sui 21 anni. È lui il protagonista, il mattatore e l'uomo gol ed è un peccato che Silvio Berlusconi non sia venuto a San Siro a godersi un Milan pimpante ispirato dal giovane attaccante francese. Il presidente sognava una squadra giovane e italiana e la sua idea si sta facendo largo. Donnarumma è titolare stabile anche se all'inizio della partita si prende un grande rischio con un passaggio sfortunato che lo costringe a travolgere Eder. Niente di grave solo un'occasione persa per la Samp. Il Milan sale subito in cattedra e già al 5' fa capire che sarà la sua serata: Niang fa partire un velenoso cross che taglia l'area e si spegne sul fondo. Poco dopo, all'8', Cerci va in gol su una respinta di Viviano ma la rete viene annullata per fuorigioco dell'attaccante rossonero. Prove tecniche di gol che arriva al 16' e porta la firma di Jack Bonaventura che mette in rete un pallone perfetto pennellato per lui da Niang. Meritato vantaggio del Milan che sbaglia poco o niente: veloce, aggressivo, solido e finalmente cinico. I blucerchiati sembrano non avere la forza di reagire: Eder si spegne, Fernando è assente ingiustificato, Muriel non pervenuto, De Silvestri deve trovare la forma dopo la lunga assenza. Errori e rassegnazione per la squadra di Montella che ha davvero tanto da lavorare. Il Milan macina occasioni con Niang, Romagnoli e Cerci. Nella Sampdoria si mette in evidenza Soriano che al 25' semina il panico in area cercando il triangolo con Muriel. L'azione non si concretizza e il Milan riprende a spingere alla ricerca del raddoppio. La carica dei rossoneri viene premiata al 37' quando l'arbitro assegna un rigore per un plateale fallo di De Silvestri che trattiene Bonaventura. Trasforma Niang, freddo e preciso nel calciare dal dischetto. La Sampdoria è tramortita: una rimonta sembra impossibile. Mihajlovic è tranquillo, finalmente vede il suo Milan che in apertura della ripresa fa tris ancora con Niang: dopo due occasioni (una di tacco), firma la sua prima doppietta in rossonero grazie a uno splendido destro che trafigge Viviano. Il Milan prosegue il suo soliloquio, gioca in scioltezza, si diverte e fa divertire il pubblico. Bonaventura si conferma un pilastro e ora Niang pone la sua forte candidatura per una maglia da titolare. Così la Sampdoria si sgretola, vani i tentativi non troppo convinti di Soriano ed Eder. Le telecamere inquadrano Cassano, perplesso e infreddolito. Quest'anno non gira niente, Montella non può fare miracoli e non sarà facile raddrizzare una situazione che si fa sempre più difficile. Il Milan avanza come una ruspa, affonda impietoso contro un avversario ormai inerme, ma Mihajlovic non si accontenta: poco dopo la mezz'ora, 'sgridà Niang che si attarda in qualche preziosismo di troppo. Decide di sostituirlo con Luiz Adriano ed è subito poker: stop di petto e tiro al volo del brasiliano che sfrutta al meglio l'imbeccata di Cerci. Sempre lui manca la cinquina al 40'. Per la Samp gol della bandiera al 42': arriva su rigore per un fallo di Poli su Eder che poi trasforma. Il Milan risale la corrente e forse sta per lasciarsi definitivamente alle spalle il periodo dell'instabilita« cronica e dei tentennamenti psicologici : gli obiettivi riprendono forma e sostanza, si avvicina la zona Champions con 23 punti in classifica, migliora il gioco , cresce la fiducia. Il Milan, da moglie capricciosa e bella, potrebbe trasformarsi in partner affidabile e matura, per la gioia del suo vulcanico allenatore, abile in campo e geniale anche con le parole.