LONDRA. Twickenham incorona i più forti, la Coppa del Mondo di rugby va per la terza volta alla Nuova Zelanda che si impone nettamente sull'Australia nella finale di Londra. L'epilogo più logico, corretto, inevitabile: gli All Blacks hanno dominato il primo tempo, sofferto quando sono rimasti in inferiorità numerica, ma sono usciti alla distanza trascinati da un impeccabile Dan Carter, il migliore in campo. Per i Tuttineri, che consolidano il loro primato nel ranking mondiale, si tratta di una conferma dopo il titolo vinto quattro anni fa ad Aukland: mai nessuna nazione era riuscita a conquistare la Web Ellis Cup due volte consecutivamente.
Un'impresa ancor più eccezionale per Richie McCaw, che, al cap n.148 (record al mondo, ultima gara internazionale), diventa il primo capitano nella storia del rugby ad alzare al cielo due volte la coppa più prestigiosa. Finisce anche il tabu che vedeva gli All Blacks sul tetto del mondo solo in occasione dei mondiali di casa (1987 e 2009): il mondiale inglese ha premiato i migliori, alla 14/esima partita vinta di fila in una fase finale della Coppa. All'Australia, alla seconda finale persa dopo quella del 2003 contro l'Inghilterra, non resta che la consolazione di essersi arresa ad una squadra di fenomeni. Il momento decisivo coincide con l'accelerazione a cavallo dei due tempi che la Nuova Zelanda imprima alla finalissima. La prima frazione è un monologo ininterrotto della squadra di Steve Hensen che va all'intervallo con percentuali mostruose: 71% di possesso, 79% di territorio. Gli australiani non solo si limitano a difendere ma sbagliano anche troppi placcaggi. Mentre i calci di Carter erodono le già fragili sicurezze dei Wallabies, è la spettacolare meta di Nehe Milner-Skudder in chiusura di tempo a sbilanciare la partita.
L'intervallo non basta agli australiani per ritrovarsi perché non appena in campo subiscono una seconda meta, di Ma'a Nonu, irresistibile nel suo slalom nei 22 australiani. Cinque punti che assomigliano molto ad un'ipoteca sulla vittoria, ma il cartellino giallo a Ben Smith riapre clamorosamente (almeno nel punteggio) la finale. Ne approfitta l'Australia, con due mete: subito David Pocock, quindi Tevita Kuridrani. Da +18 la Nuova Zelanda si ritrova nello spazio di 12' a condurre con un margine ridotto all'osso (+4). Ma qui, dopo aver esibito classe, intensità e fisico, emerge anche tutta la forza mentale degli All Blacks che riprendono subito il controllo della partita e, grazie ad un drop di Carter da distanza siderale, ritornano a distanza di sicurezza. Ancora l'apertura neozelandese - anche lui all'ultima partita in nazionale - si procura e trasforma un calcio piazzato da centrocampo: centra i pali e si congeda con 1598 punti in gare internazionali (record assoluto). Manca solo la firma sul capolavoro All Blacks: è di Beauden Barrett, che in tuffo schiaccia sotto i pali. Degna conclusione di una bellissima prova di superiorità.(ANSA).
YK3/
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