WASHINGTON. Qualcuno gli ha chiesto anche un selfie. E c'è chi all'assemblea generale dei comitati olimpici (Anoc) a Washington ha portato con sè l'immagine di una Ferrari 250 GT che nel 1965 vinse una gara importante in Perù. È un omaggio per Luca Cordero di Montezemolo da parte del membro peruviano del Cio, un ricordo prezioso perchè al volante di quella Ferrari, 50 anni fa, c'era il fratello, Eduardo Dibos. Comincia così per il presidente del comitato promotore di Roma 2024 la missione che lo vede fino a venerdì sera nella capitale degli Stati Uniti per «incontrare il mondo Olimpico» cui presentare il progetto che è la candidatura romana. Un mondo che dice di conoscere poco, eppure poi «direttamente o indirettamente, io conosco loro o loro conoscono me», ammette.
E allora, fin dalla prima mattina, incontro dopo incontro, con i 54 membri del Cio 'aventi diritto al votò sulla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, ma anche con i giornalisti delle principali testate americane -dal Los Angeles Times al Wall Street Journal- delle agenzie di stampa internazionali e dei siti specializzati. Perchè è qui, in questo grande albergo nel cuore della città, che si decide il'futurò. Dalla data in cui nel settembre del 2017 si voterà l'assegnazione dei Giochi per il 2024 nella 130/a sessione del Comitato Olimpico internazionale a Lima -con tutta probabilità il 13 a quanto si apprende, sebbene i lavori dovrebbero cominciare l'11- alla possibilità di illustrare il progetto, il dossier per la candidature, il suo stato dell'arte. Così Montezemolo ha raccontato e ricordato gli obiettivi di Roma 2024 che «per noi deve essere la più grande e più bella festa dello sport» ha detto, «con al centro gli atleti». I due grandi tioli del progetto, ma sotto i quali sono cinque i punti fondamentali a fare da pilastri: cultura, bellezza, tecnologia, sostenibilità e legacy.
Questa la 'visione', che ha la fortuna di avere al centro Roma, con la sua cultura e la sua bellezza appunto, ma che deve guardare anche al futuro. Quindi il coinvolgimento delle Università sono fiore all'occhiello del progetto, secondo Montezemolo, ma anche l'accordo con «tutte le sigle ambientaliste» è un punto di forza, una novità rispetto al passato e un buon auspicio per il futuro. Futuro però che va 'previstò quando si passa al capitolo tecnologia: «dobbiamo pensare ad un'organizzazione nel 2024 che tenga conto di una straordinaria evoluzione tecnologica», osserva Montezemolo. E poi la legacy, l'eredità che le Olimpiadi devono lasciare, una traccia che duri nel tempo e che diventi «pietra miliare», come lo fu Roma '60.
Oggi però Roma 'soffre' è ed è inevitabile parlarne anche qui a Washington. Sugli ultimi sviluppi circa il sindaco Marino Montezemolo non vuole commentare, ma insiste: «Serebbe un problema grossissimo se una crisi di questo genere, anche generale, ci fosse alla vigilia delle Olimpiadi o addirittura nel 2017. Ma ben venga questa purificazione, detossificazione,
ben venga adesso». E se ne parla poi nel pomeriggio, in un incontro con il presidente del Cio Thomas Bach: «Stiamo seguendo la situazione del Comune di Roma con grande interesse
da spettatori superinteressati. E riteniamo che nel giro di poco tempo, in un senso o nell'altro, ci sia una soluzione definitiva», ha detto a Bach il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Non che lui avesse specificatamente chiesto conto, «Siamo stati noi a parlarne», ha spiegato Malagò,«Non siamo abituati a mettere la polvere sotto il tappeto, siamo i primi ad aver illustrato sotto tutti i punti di vista lo stato dell'arte». E pur riconoscendo quella in corso a Roma non è una «situazione normale», Malagò ha sottolineato che «nei prossimi due anni saranno tante le cose che caratterizzeranno il percorso e mi sento di dire che la stessa cosa vale per altre città candidate. Ognuno ha frecce al proprio arco, con punti di debolezze o criticità».
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