Eccesso di legittima difesa o fallo di reazione? Comunque lo si legga, il contatto che un esasperato Valentino Rossi ha avuto con Marc Marquez, mettendo fine al Gp della Malesia dello spagnolo, caduto e ritiratosi, ha rovinato il Mondiale del 'Dottore', fin qui il più appassionante della sua lunga carriera. Quel 'calcetto' è costato al pesarese tre punti di penalità sulla licenza. Sommati a quello ricevuto a Misano, hanno fatto scattare la sanzione dell'ultimo posto in griglia a Valencia, gara che chiuderà la stagione, l'8 novembre. La Yamaha ha presentato appello, ma è stato respinto. Rossi arriverà in Spagna con appena 7 punti di vantaggio. A Valencia Valentino troverà un clima incandescente, non bastasse la sanzione. Per vincere il decimo titolo dovrà chiudere in classifica almeno un punto sopra Jorge Lorenzo. Il pari non gli basta perché l'avversario ha vinto 6 gp, contro i suoi 4. Per essere di nuovo campione Rossi dovrà vincere o arrivare secondo, oppure terzo se Lorenzo non vince. Gli basterebbe un quarto posto se Lorenzo fosse terzo o peggio. Insomma, sarà durissima per il Dottore. A Sepang ha dominato uno strepitoso Dani Pedrosa, davanti per tutti i 20 giri. Sul secondo gradino del podio è salito lo stesso Lorenzo, terzo Rossi. Che - forse resosi contro di essere caduto in quella trappola che aveva pensato di smascherare giovedì quando accusò Marquez di voler aiutare il connazionale - ha saltato la conferenza stampa. "Ho perso molto tempo dietro a Marquez. Peccato, perché ho lasciato punti importanti ed a Valencia sarà durissima" aveva detto Rossi a caldo. "Nella curva 14 sono andato un pò largo per prendere un linea migliore. Marc, che stava cercando solo di crearmi problemi, si è avvicinato. Ci siamo toccati ed è caduto. In una gara normale avrei potuto lottare con Jorge". "Marquez voleva decidere il Mondiale e ci è riuscito. Con questa sanzione ha vinto lui, me lo ha fatto perdere" è stata la reazione dopo la penalità. "Una moto non cade per un calcio come il mio - si è difeso. Non volevo farlo cadere, ma ero allo sfinimento, volevo solo rallentarlo per allungare". Versione che non ha convinto Marquez. "Nel calcio sarebbe stato un cartellino rosso - ha detto lo spagnolo - invece io ero al box a guardare la gara e lui continuava a girare". Un fine settimana di polemiche roventi, prima tra Rossi e Marquez, poi con l'entrata a gamba tesa di Lorenzo, ha partorito una gara nervosissima, coda velenosa di quanto accaduto in Australia. Evidentemente Marquez non ha gradito l'accusa di aver spalleggiato Lorenzo a Phillip Island e quando si è visto Rossi dietro ha deciso di fargliela pagare. Al via Pedrosa è scattato, imprendibile. Lorenzo, partito male, ha saltato le due Ducati (Iannone fuori per un problema meccanico, Dovizioso caduto al 10/o giro), poi Rossi dopo il traguardo del primo giro e quindi Marquez, forse rallentato da un errore e superato con disarmante facilità. Da qui il campione del mondo in carica si è scatenato in un corpo a corpo a 300 orari, manco fosse lui a giocarsi il titolo. E Rossi ha avuto il torto di perdere la calma. Dopo l'ennesimo, sudatissimo sorpasso, ha mandato platealmente a quel paese lo spagnolo. L'incrociarsi pericoloso delle traiettorie è proseguito fino al 7/o giro: alla curva 14 Valentino l'ha aspettato, si è voltato a guardarlo, ha frenato ed allargato la gamba sinistra. Gesto volontario o no, è bastato per mandare lo spagnolo a terra. Dopo la gara Lorenzo per primo ha invocato una sanzione esemplare contro Rossi. La squalifica, che lo avrebbe portato a Valencia con 9 punti di vantaggio. E non ha gradito la scelta dei giudici di non togliere il terzo posto al compagno (si fa per dire) di team. "E' una decisone ingiusta - ha tuonato - Valentino doveva ripartire da Sepang senza punti. Marc non ne ha raccolti per colpa sua".