PECHINO. Sarà un Mondiale complesso, difficile da interpretare, quello che ha preso il via oggi a Pechino, con la maratona maschile al via all'1.35 ora italiana. Dalle mille sfaccettature per altrettante ragioni: le polemiche sul doping, in primis, che avvolgono come in una cappa l'attesa per l'avvio delle gare al magnifico Bird's Nest, ma anche il cambio di guida nell'atletica internazionale, con l'avvento di Coe alla presidenza della Iaaf, o il salire della tensione ad appena un anno dall'Olimpiade di Rio de Janeiro, destinazione al centro di sogni e programmi di ognuno. C'è tutto questo, e molto altro ancora, ad animare Pechino a poche ore dal primo colpo dello starter, mentre il mondo si ritrova in quello che è il vero e unico 'global sport', capace com'è di mettere uno di fronte all'altro, spesso con identiche pretese di successo, atleti di potenze assolute e di stati irrintracciabili sulle cartine geografiche. C'è anche l'Italia, sulla linea di partenza. Pronta a giocarsi le carte fino in fondo, ma cosciente di non essersi presentata al cento per cento delle proprie potenzialità, falcidiata da innumerevoli infortuni e conseguenti assenze. Seppure sorretta, anche a livello emotivo, dalla miglior stagione di sempre a livello giovanile, il cui riverbero arriva fino a Pechino, con la convocazione della bimedagliata europea juniores Ayo Folorunso. Mai bello cominciare il discorso parlando di chi non c'è, ma certo quando si lascia a casa l'unica medaglia iridata dell'ultima edizione mondiale (Valeria Straneo, argento in maratona a Mosca 2013 e anche agli Europei di Zurigo della scorsa estate), tutte e tre le medaglie dell'ultima manifestazione internazionale assoluta (gli altisti Silvano Chesani e Alessia Trost, la mezzofondista Federica Del Buono, sul podio agli Euroindoor di Praga), l'unica medaglia dell'ultima edizione dei Giochi Olimpici (Fabrizio Donato, bronzo del triplo a Londra), non si può far finta di niente, e dire che non cambia nulla. Ma la squadra azzurra ha comunque valori significativi, e atleti in grado di emozionare la quattrocentista Libania Grenot, e diversi altri in grado di puntare a piazzamenti in finale. A cominciare dai saltatori in alto Gianmarco Tamberi e Marco Fassinotti, che, a parti invertite, hanno già compiuto un'impresa recente, il primo 1-2 in una gara di Diamond League (in luglio a Londra), per poi piazzarsi dalle parti del vertice della specialità, con Tamberi salito al 2,37 del record italiano). Attenzione, e non solo per l'assenza delle russe, anche alle marciatrici Eleonora Giorgi ed Elisa Rigaudo, con quest'ultima che torna nello stadio che la vide bronzo olimpico nel 2008, passando poi per altri azzurri che la prima fila l'hanno vista in qualche occasione, e che possono ambire a fare di nuovo capolino, come Simona La Mantia, Marco De Luca, Chiara Rosa, l'emergente Giordano Benedetti o il sempre poco valutato Marco Lingua (ottavo al mondo nel martello quest'anno). È chiaro poi che tutto questo non vuol dire medaglie, ci mancherebbe altro: lo zero è già uscito a Berlino 2009, e non è da escludere possa essere nuovamente estratto. Ma certo, il movimento ha l'occasione di mostrare la propria vitalità: il ct Magnani ha detto il giusto, quando ha affermato che ognuno deve vincere la propria medaglia, sotto forma di piazzamento, miglioramento di prestazione, progresso. Sono anche queste le cose che andranno valutate, oltre a podi e finalisti. Intanto, l'eritreo Ghirmay Ghebreslassie, 19 anni, ha vinto la maratona ai Mondiali di atletica di Pechino. È il più giovane ad aver vinto in questa gara ai Mondiali. È entrato nel Nido d'uccello con la sua bandiera nazionale dopo 2 ore, 12 minuti e 27 secondi. Secondo a 40 secondi è stato l'etiope Yemane Tsegay, terzo l'ugandese Munyo Solomon Mutai. Solo sesto il campione del mondo uscente e medaglia d'oro alle Olimpiadi di Londra del 2012, l'ugandese Stephen Kiprotich. L'italiano Ruggero Pertile è arrivato 4/o in 2:14:23 alla maratona dei Mondiali di Atletica a Pechino. Delude l'altro italiano Daniele Meucci che si è classificato 8/o con 2:14:54.