ROMA. «L'Unione Ciclistica Internazionale (Uci) ha notificato ciclista italiano Giampaolo Caruso di avere riscontrato la sua positività all'eritropoietina (Epo) in un campione prelevato durante un test fuori dalle competizioni, effettuato il 27 marzo 2012. Il campione era stato conservato ed è stato rianalizzato alla luce dei nuovi sviluppi scientifici». Con questo comunicato l'Uci ha reso nota la positività del corridore siciliano della Katusha, «provvisoriamente sospeso, fino alla risoluzione della vicenda». Caruso ha il diritto di chiedere l'analisi del campione B.
Il ciclista di Avola era stato inserito nel team della Katusha al via sabato nella Vuelta ma adesso sarà costretto a saltare la corsa spagnola. A rischio pure la sua squadra, che è al secondo caso consecutivo di doping, dopo quello di Luca Paolini, positivo alla cocaina il 10 luglio, in occasione del Tour de France.
«Ai sensi del Codice mondiale antidoping e del regolamento Uci, l'Unione Ciclistica Internazionale ha stabilito una strategia di archiviazione e rianalisi. La strategia, attuata dalla antidoping Fondazione Cycling (Cadf), prevede che i campioni dei leader dei grandi giri, dei Campionati del Mondo e della classifica generale di tutte le discipline ciclistiche saranno conservati per la potenziale ripetizione delle prove. Altri campioni, visti i nuovi metodi di rilevazione e gli sviluppi scientifici recenti, saranno conservati per ripetere nel tempo i test. Il tempo standard di archiviazione e dell'ulteriore rianalisi, secondo questa strategia, è pari a 10 anni». È quanto precisa la nota odierna dell'Uci. Il campione incriminato, infatti, risale a un test effettuato da Giampaolo Caruso nel marzo
del 2012.
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