Lunedì 23 Dicembre 2024

Giro, Aru attacca ma Contador tiene bene: tappa a Intxausti

CAMPITELLO MATESE. Tanto rumore per nulla, sulle vette che uniscono (o dividono) Abruzzo e Molise, e che hanno fatto da sfondo all'epilogo dell'8/a tappa del 98/o Giro d'Italia di ciclismo. Le uniche notizie dalla corsa, che è stata caratterizzata dalla prima, vera giornata di maltempo, a parte la seconda vittoria di tappa in carriera dello spagnolo Benat Elorriaga Intxausti (Movistar), sono i 2« in più in classifica raggranellati da Alberto Contador nei confronti di Fabio Aru, che adesso si trova a -4» dalla maglia rosa; e che lo spagnolo della Tinkoff-Saxo non è messo così male con la spalla. Niente di nuovo, di drammatico, o di compromettente, per Aru. Non cambia nemmeno la sua strategia, visto che punta a ottenere il massimo vantaggio prima del fatidico giorno della cronometro a Valdobbiedene, dove sicuramente punterà a contenere il distacco sia da Contador che dall'australiano Richie Porte, che oggi ha dato segni di vita. Il corridore del Team Sky, che non brilla per loquacità, continua a evitare i giornalisti, vivendo in una specie di 'ritiro doratò, ma anche a non scoprirsi troppo in gara. Sulle ultime rampe della salita che porta a Campitello Matese, tuttavia, è uscito per qualche metro allo scoperto, forse per provare la gamba, forse per mettere a fuoco le reali capacità dei rivali. Troppo poco per capire le sua condizione.  Non si è visto Rigoberto Uran Uran, che ieri dispensava sorrisi e si definiva «fiducioso» per il prosieguo del Giro, dopo i problemi respiratori che lo hanno afflitto. Il colombiano non si è messo particolarmente in mostra. Finora gli unici lampi di un Giro incerto, ma non particolarmente esaltante, li hanno regalati Aru e Contador: lo spagnolo è scattato sull'Abetone, per cucirsi addosso la maglia rosa, il sardo ha tentato l'allungo oggi. Dei due, il leader della classifica generale sembra più forte non solo fisicamente, ma anche nella testa. Contador dà l'impressione di giocare come il gatto col topo, sicuro della propria forza. Non si capisce già dopo la prima settimana come o dove poterlo attaccare e metterlo alle corde.  La sensazione è che il capitano della corazzata Tinkoff faccia pretattica, che stia meglio di come vuol far credere e che - come ha dimostrato oggi - può rastrellare secondi preziosi per la classifica generale, attaccando i traguardi volanti. «Da questo punto di vista ho più esperienza di Aru», ha detto, dopo l'arrivo, con il sorriso sulle labbra. Ha pure indossato la maglia rosa, malgrado il dolorino alla spalla e l'apparente immobilità. Tutto ruota attorno a Contador, insomma. Niente di nuovo sotto il cielo del Giro d'Italia. Resta il successo di Benat Elorriaga Intxausti, che già aveva dedicato all'amico Xavier Tondo, morto tragicamente in Sierra Nevada il 23 maggio di quattro anni fa, durante un allenamento, una vittoria al Giro. Trionfò nella tappa da Valloire a Ivrea, il 21 maggio 2013, oggi ha replicato. «Quel giorno c'ero io con Xavi, per settimane non sono riuscito a prendere sonno: rivivevo quella drammatica scena e mi disperavo. Fu una cosa terribile, incredibile, un dolore enorme per me, che non potrò mai più dimenticare».

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