ABETONE. E meno male che gli organizzatori del 98/o Giro d'Italia l'avevano 'catalogata' come tappa con arrivo di media montagna. La 5/a frazione, che si è conclusa sulla vetta dell'Abetone, la montagna dell'Appennino tosco-emiliano che 75 anni addietro lanciò un tale di nome Fausto Coppi nel firmamento della corsa rosa, ha regalato fulmini e saette, lampi di classe in una giornata già di per sè luminosa.
Uno show in piena regola in una tappa, la prima del 2015, fuori dal territorio ligure (a parte la partenza da La Spezia) che ha sconvolto le prime, effimere gerarchie e costretto i big a scoprire le proprie carte. Sul traguardo è passato per primo uno sloveno, Jan Polanc, 23 anni, che ha dato vita dopo soli 16 chilometri a una fuga d'altri tempi, ma soprattutto abile a resistere agli avversari e a se stesso. La maglia rosa è finita sulle spalle di Alberto Contador che ha capitalizzato quei pochi secondi di vantaggio che era riuscito a mettere fra sè e Fabio Aru, adesso a soli 2".
La tappa odierna ha emesso anche i primissimi verdetti: il più importante non è la leadership dello spagnolo della Tinkoff-Saxo, ma il ritardo di Rigoberto Uran Uran che, quando i migliori del lotto sono scattati, è rimasto sui pedali, costretto a limitare i danni. Di contrattaccare neanche a parlarne. Il colombiano, debilitato da problemi respiratori prima del Giro, dovrà giocare in difesa anche nei prossimi giorni, per evitare che il divario con i rivali diventi abissale e incolmabile. Altra indicazione importante: la condizione dell'australiano Richie Porte che, nei giorni scorsi, ha badato a non scoprirsi troppo e che ha dimostrato di poter competere con i più forti.
La sua squadra, però, non si è dimostrata all'altezza della situazione, lasciandolo solo. E' andata meglio ad Aru che si è ritrovato l'appoggio dello spagnolo Landa, in forma smagliante e utilissimo al 'Tamburino sardo' in piena bagarre. Proprio l'uomo di punta dell'Astana, che non aveva potuto partecipare al Giro del Trentino, perché bloccato da un famigerato virus, è apparso in grande spolvero. Tanto da rispondere con forza e lucidità allo scatto di Contador sulla salita decisiva e poi ripartire un paio di volte. Aru c'è, come Contador e Porte. Uran meno.
Il Giro s'infiamma e promette scintille nelle prossime tappe che, a parte domani, tutto possono essere considerate tranne che interlocutorie. Contador ha ammesso di aver preso la maglia rosa (forse) "troppo presto", ma è comunque una bella soddisfazione per un corridore come lui abituato a vincere. Dal 2011 non indossava la maglia di leader del Giro d'Italia. Dall'anno di un trionfo che non apparirà mai nell'albo d'oro, a causa della vicenda del Clenbuterolo e della relativa condanna del Tas, che gli ha tolto maglie e allori. Quell'anno lo spagnolo infiammò ulteriormente le strade dell'Etna, oggi ha creato lo scompiglio fra i tornanti che hanno esaltato le gesta di Coppi e Bartali.
Contador, che all'inizio della salita ha cambiato bici e fatto discutere molto nel dopotappa (visto che nei giorni scorsi erano state 'verificati' i mezzi per la possibile presenza di 'motorini'), resta l'uomo da battere, anche alla luce dell'interminabile cronometro di Valdobbiadene, che di certo riscriverà la storia e ristabilirà le gerarchie di un Giro che, non solo rischia di rimanere alla storia come il più incerto, ma anche come uno dei più combattuti.
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