MIAMI. Fuochi d'artificio a Miami nel derby tra le due russe meno russe che esistano. A sorpresa, però, è Daria Gavrilova ad esplodere i botti più luminosi e potenti. Maria Sharapova, per la prima volta dal 2003, viene eliminata prima del terzo turno in Florida, sconfitta per 7-6(4) 6-3 da una delle giovani più interessanti di questo 2015. Una vive ormai da anni in California, trapiantata in un paese, gli Stati Uniti. L'altra ha deciso di tagliare i rapporti con il proprio paese Natale a partire dal 2013 e di abbracciare poi l'Australia. Era fine stagione e Shamil Tarpishev doveva trovare qualche giocatrice in grado di scendere in campo per la finale di Fed Cup a Cagliari contro l'Italia, poi vincitrice. Sharapova si tirò fuori già a fine Aprile, poi a ruota la seguirono anche Elena Vesnina ed Ekaterina Makarova perché preferirono il Master B di Sofia, poi anche Svetlana Kuznetsova, Nadia Petrova e Maria Kirilenko. Per Tarpishev era un campo minato.
Gavrilova, all'epoca, era ancora frequentatrice assidua del circuito ITF ma già faceva intravedere grandi potenzialità unite ad un carattere davvero particolare. In occasione di quella finale, proprio grazie a tutti quei forfait imprevisti, fu contattata dalla federazione russa che le chiese se volesse unirsi alla nazionale maggiore dopo tutta la trafila nelle giovanili. Per molte ragazze quella poteva essere un'occasione d'oro per mettersi in mostra all'interno di un movimento già ricco di tante altre giocatrici più importanti, lei invece la pensava diversamente. Risposta? «No grazie. Non mi avete mai presa in considerazione».
Dal 2011 la giovane Daria è fidanzata con Luke Saville, australiano ed ex n.1 a livello junior. Lei ha scoperto questa 'terra promessa' quando ha trascorso un periodo ad allenarsi con Storm Sanders. Rimase entusiasta dell'Australia, tanto da voler trasferirsi lì per allenarsi e crescere tennisticamente. La prima cosa da fare erano prendere la residenza. «Sì Chi devo contattare?». Sfortuna ha voluto che poco dopo si strappasse il legamento crociato del ginocchio anteriore sinistro e rimase fuori tantissimo: nove mesi senza più scendere in campo. Verso fine della scorsa stagione i primi importanti successi l'hanno prepotentemente riportata vicina alle prime 200 del mondo ma è in questa prima parte di stagione che ha fatto passi da gigante, giocando altre tre volte prima di oggi contro una top-10 e perdendo sempre partite molto equilibrate. Ad Indian Wells strappò un set a Simona Halep, oggi ha fatto anche quel passo in più che le era mancato, contro un'avversaria ancora più forte e titolata.
Sul centrale di Miami Gavrilova ha compiuto un capolavoro. Quello che più colpisce è il suo modo di stare in campo: genuina, mai banale, vera. Sia nelle reazioni positive che in quelle negative. La rapidità è forse la sua arma migliore, perché quando come oggi è stata chiamata a difendersi dalle fiondate di Sharapova lei era sempre pronta a rigiocare al di là della rete un colpo in più. Non solo, ha fatto vedere punti molto interessanti dove ribaltava l'azione da difensiva ad offensiva con colpi ancora più profondi di quella della sua avversaria. Per tutto il primo set ha prevalso la sua freschezza, un gioco non particolamente offensivo ma efficace. Mai un colpo uguale all'altro, mai un'espressione uguale all'altra. La sua allenatrice, sul 6-5 Sharapova, è entrata in campo e le diceva di non cercare la palla corta quando aveva la possibilità di spingere, lei le ha risposto: «E' troppo lento! (il campo, ndr)». Come a dire: posso spingere quanto voglio, ma qui non riuscirò ad avere tanti punti così.
Oltre a qualche palla corta di troppo ha commesso qualche sciocchezza a rete. Nel complesso però ha interpretato al meglio la partita, facendo valere i suoi punti di forza a cominciare dal servizio. Alta poco più di un metro e sessanta, è capace di servire una palla piatta e potente, una più lavorata, angolata, in slice. Nel momento più delicato del primo set, dopo essere stata avanti 5-3 ed essersi fatta riprendere, dopo essere stata 4-1 nel tie-break ed aver perso un mini-break a 'causa' di una Sharapova che voleva a tutti i costi quei due punti per rientrare, ha tirato un ace centrale che ha sorpreso tutti, compresa la n.2 del mondo che non voleva crederci fino alla conferma di hawkeye.
Nel secondo set è sempre stata avanti, facendosi da subito aggressiva e prendendo un break di vantaggio. Sul 4-2 ha ceduto la battuta, poteva girare la partita. Invece ha continuato, come se nulla fosse, con questa sua grinta tremenda a giocare colpi sempre più profondi portando la sua avversaria a tre errori di dritto consecutivi ed assestandole un nuovo gancio con un rovescio vincente in risposta. Poteva tremare, al servizio per il match. Invece, dopo un doppio fallo di paura è ripartita alla grande ed al primo match point ha chiuso.
Saltellava con le mani sulla faccia come a non voler svegliarsi da questo sogno, per lei, dolcissimo. «Sono... Oddio... Sono troppo contenta! Non ho parole, davvero... Non ce la faccio a spiegare cosa sto provando!» è tutto quanto è riuscita a dire a bordo campo all'intervistatore. Il corpo le tremava, cercava di sciogliere l'adrenalina muovendosi a destra ed a sinistra mentre il pubblico la omaggiava con una standing ovation. Daria Gavrilova ha rovesciato il mondo, chissà come la penseranno ora in Russia dato che la loro ex pupilla junior è da considerarsi a tutti gli effetti un'australiana e solo per la Wta, in attesa che arrivi il passaporto nuovo, lei gioca sotto il tricolore bianco-rosso-blu.
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