ROMA. Nell'umida serata del primo lunedì di marzo finisce probabilmente il campionato 2014-'15. La Roma strappa il pari in dieci, ma stecca quella che avrebbe dovuto essere la partita della vita, e la Juventus rimane con un vantaggio di +9, a 13 giornate dalla fine.
E' vero che il calcio riserva molte sorprese, ma una squadra di Garcia come quella vista questa sera, che continua a soffrire di 'pareggite' (nei match in casa è il suo sesto consecutivo nel torneo) e che oggi ha fatto la sua prima conclusione a rete al 28' della ripresa (imperioso stacco di testa di Manolas e parata decisiva di Buffon), non può più sperare nel più improbabile dei sorpassi.
La Roma dovrà anzi sbrigarsi a ritrovare, prima o poi, il filo del gioco, perché la vera impresa potrebbe rivelarsi conservare il secondo posto: il Napoli ha solo 4 punti di distacco. La Juve, chiaramente più tonica e pronta nella corsa rispetto alla rivale, ha fatto la partita che voleva, nonostante assenze pesantissime come quelle di Pirlo e Pogba che avrebbero potuto bloccarla. Così Allegri ha rispolverato il 3-5-2 'alla Conte', ha detto ai suoi di amministrare il gioco e di rischiare solo il necessario. Non ce n'è stato bisogno perché nel primo tempo la Roma ha dato per larghi tratti l'impressione di essere sparita, ruminando una sorta di gioco totalmente privo della capacità di concludere, vista la totale inoperosità di Buffon e la mancanza di conclusioni da parte dei padroni di casa.
I giallorossi hanno giocato con ardore i primi cinque minuti, con De Rossi graziato dall'arbitro dopo appena 16'' per un'entrata su Vidal che avrebbe meritato il giallo, e poi con una serie di falli che hanno rischiato di far incattivire la partita. Ma la Juve ha tenuto botta, e dopo 18' i campioni d'Italia hanno preso il comando del gioco, affacciandosi in avanti con Morata e poi fallendo di poco lo 0-1 quando, al 22', Manolas ha rischiato il più classico degli autogol 'alla Niccolai', intervenendo su un cross dell'ottimo Pereyra. Pjanic, sacrificato in marcatura a uomo su Vidal, non ha dato il contributo sperato, Ljajic e Gervinho già non erano più gli eroi di Rotterdam, ecco allora che la supremazia ha continuato a essere della Juve senza neppure spingere al massimo. In questa fase di gioco la Roma ha dato l'impressione di non sapere cosa fare con il pallone tra i piedi, e in più è stata penalizzata dal fatto che anche Totti non fosse con la luna giusta.
Una partita quindi molto tattica, senza parate degli estremi difensori, una vera e propria dimostrazione di che esempio di noia sia diventato il campionato italiano, anche se al 41' Tevez ha provato ad accenderla prima che il suo tiro fosse deviato da Manolas. Ad inizio ripresa si è capito che la Juve sarebbe passata quando, al 5', Vidal ha sfiorato il palo con un bel diagonale da sinistra, su assist di Pereyra, poi la Roma si è ritrovata in dieci per l'espulsione di Torosidis (doppio giallo), uno dei peggiori.
Da questo fallo è nata la punizione che Tevez, di destro, ha magistralmente trasformato nel gol dell'1-0 per la Juve. Nonostante l'inferiorità numerica e lo svantaggio, Garcia ha tolto Totti per inserire Iturbe, poi fuori anche lo spento De Rossi e dentro Nainggolan. I giallorossi, che al 28' hanno sfiorato il pari con il colpo di testa di Manolas e reclamato per un fallo in area di Caceres su Keita, hanno cominciato a giocare solo dal 33' st, quando Keita, di testa, ha pareggiato tuffandosi su una punizione dalla destra dell'altro subentrato Florenzi. Ma un quarto d'ora di gioco, o almeno di voglia di far male a un avversario a cui bastava tenere sotto controllo la situazione, si è rivelato troppo poco per i sogni di una tifoseria a cui ora rimane solo la seconda coppa d'Europa. Poi, mentre la Juve si cucirà sulla maglia il quarto tricolore consecutivo, la Roma riprenderà a fantasticare sul quarto in assoluto della sua storia.
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