MELBOURNE. Miracolo italiano. Di buon mattino, almeno da noi. Alle 7 e 55 di un venerdì come tanti altri, alle 17.55 australiane, Andreas Seppi si è disegnato addosso un vestito elegante, di quelli che s'indossano in occasioni importanti. E così, quando a Melbourne il tramonto è ancora ben lungi dall'arrivare (ma nemmeno tanto) il buon Seppi, rincorrendo un dritto d'attacco di Sua Maestà Roger Federer, trova modo e tempo per arpionare la “gialla” e spedirla lì dove nessuno, tantomeno il Signore di Basilea, avrebbe mai pensato che finisse. Mani al cielo, corsa verso il Maestro, abbraccio sentito e voluto, e volto rivolto verso un box incredulo. Sì, tutto vero caro amico altoatesino: 6/4 7/6 4/6 7/6. Tutto vero, sulla Rod Laver Arena, davanti ad un grande pubblico.
Seppi ha fatto quello che non gli riuscì nel 2012 al Roland Garros, quando negli ottavi di finale, sul Philippe Chatrier, per due set e più, mise sotto scacco Novak Djokovic. Oggi Andreas ha tenuto duro, soprattutto nei due tie break. Nel primo, dove era sotto 4-1 prima e 5-3 dopo, e nel secondo, con Federer sempre avanti e capace, nonostante i “pugnetti” ed i “come-on”, di errori forse banali, ma di sicuro forzati dalla voglia di scardinare quel tennista, dall'altra parte, così solido e propenso allo sgambetto. La verità è che oggi Andreas Seppi ha giocato sopra i propri standard, ma quante volte con il suo coach Sartori ce lo siamo detti e chiesti: è capace di farlo? Eccome se lo è. Perchè alla fine, uno come come Federer, nonostate la giornata no, ed in recupero dopo i primi due set persi, non lo si batte giocando tanto per il gusto di farlo o, come ha detto Seppi, continuando a divertirsi. Lo si batte tenendo la testa in campo ed il cuore fermo, di ghiaccio come dicono quelli che ci capiscono. Per un miracolo italiano confezionato a regola d'arte. In un venerdì 23 gennaio normalissimo per altri, ma non per chi, a Melbourne, alle 7 e 55 italiane, le 17 e 55 nella Terra dei Canguri, ha partecipato alla stesura di una bella pagina del nostro tennis. Una volta tanto, signori, un vero e proprio "miracolo italiano".
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