Sabato 04 Maggio 2024

Il giro del mondo in solitario: l’impresa
di Matteo Miceli ai confini del mare

PALERMO. Matteo è grande, grosso ed è un grande marinaio. Ha attraversato da solo l'Atlantico con un catamarano a vela di 6 metri senza una cabina dove ripararsi. Matteo è tosto. Ma poco prima di Natale gli è morta La Bionda, una delle due galline (l'altra si chiama La Mora) che l'accompagnano nel suo giro del mondo in solitario in barca a vela e Matteo ha pianto: «È stato come perdere un cane o un gatto». Roma Ocean World si chiama il progetto di Matteo Miceli, romano, 44 anni, portacolori dello Yacht Club Favignana, che ora si trova tra l'Africa e l'Australia, nell'Oceano Indiano. La sua triplice sfida è cominciata il 19 ottobre dal porto di Riva di Traiano, vicino a Civitavecchia: compiere il giro del mondo in solitario senza combustibili fossili affidandosi all'energia del sole e del vento, farlo in autonomia alimentare, da qui le due galline per le uova e due orti per coltivare germogli, e per finire, fare il primo "giro" partendo dal Mediterraneo con una barca di 12 metri, un Class40. Ma non solo, grazie alla collaborazione con l'Università della Sapienza di Roma e all'ingegner Paolo de Girolamo, nel suo viaggio la barca di Miceli, Eco40 il suo nome, sarà una stazione meteo navigante che permetterà di rilevare tutti i parametri del tempo e del mare: altezza delle onde, temperatura dell'acqua, correnti, forza del vento. Quello che non può segnalare sono i relitti che galleggiano anche nelle sperdute acque dei 40 Ruggenti. «La vigilia di Natale il vento era salito velocemente - racconta Miceli -. 30 nodi, 35, poi 40. Mi sono svegliato con 50 nodi e la barca che non andava». Un rapido controllo e nella scia della barca si allungavano i capi di un grosso cavo di nylon che si è messo attorno alla chiglia. Un po' di manovre da bordo e Matteo riesce a tagliare il cavo. Ma non è finita. «È successo domenica 28. Era un po' che sentivo strani rumori sotto la barca. Così ho preso la telecamerina stagna e ho guardato che succedeva». Ed ecco la scoperta: un tubo di gomma attorcigliato attorno a chiglia, elica e timoni. Questa volta tagliare è impossibile. «L'acqua era a 6 gradi e il vento era calato. Ho chiuso le vele, fissato i timoni, mi sono legato con una cima e mi sono tuffato!». Tolto il "serpentone" Matteo Miceli ha ripreso la sua navigazione verso Est e il suo Capodanno. LA VERSIONE INTEGRALE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

leggi l'articolo completo